Nokia non è più leader mondiale di cellulari del pianeta. E’ stata sorpassata dalla Samsung dopo la diffusione dei dati trimestrali 2012 e che già puntava a soffiargli lo scettro lo scorso anno. Il colosso coreano è riuscito a ottenere il primo posto vendendo qualcosa come 86,6 milioni di cellulari, contro gli 83,2 milioni del marchio finlandese, per una quota di mercato che raggiunge ora il 20,7% contro il 19,8% di Nokia. Dopo 15 anni di dominio (quasi) incontrastato, quindi, la casa produttrice finlandese non è riuscita a resistere alla crescita esponenziale del colosso sud coreano, già in vetta nella classifica degli smartphone, soprattutto quelli di fascia bassa, che continuano a erodere quote di mercato dei telefonini classici.

Per effetto il titolo azionario ha perso il 50% del proprio valore in borsa e i rendimenti delle obbligazioni quotate si sono alzati visibilmente, soprattutto sulla parte lunga delle curva, dopo che Standard & Poor’s, a fine aprile, ha tagliato il rating di Nokia a BB+ da BBB-, con outlook negativo. 

 

Obbligazioni Nokia 6.75% 2019 in euro e 5,375% 2019 in dollari

Vale quindi ancora la pena prestare soldi a una società che si sta avviando verso un lento declino? I pareri degli analisti e del

Nokia 6,75% 2019

produttore sembrano discordare visibilmente. C’è chi come Standard & Poor’s scrive di attendersi una flessione significativa dei margini e dei flussi di cassa nel 2012 e 2013, dopo di che sarà il mercato e la concorrenza a fare la differenza. Per il ceo Stephen Elop, invece, la società sta lavorando per portare a termine il processo di transizione avviato e lo sta facendo in un momento in cui il settore della telefonia mobile è in continua evoluzione. Buoni risultati sono comunque stati raggiunti negli USA, come il varo dei nuovi modelli Lumia. I due divergenti punti di vista si possono notare in particolare anche leggendo i rendimenti obbligazionari.

Il bond Nokia da 500 milioni di euro emesso nel 2009 con cedola annuale 6,75% (ISIN XS0411735482) è trattato intorno a quota 90, rende il 9% lordo, e sconta in parte le incertezze future della compagnia finlandese. Ugualmente per il bond in dollari da un miliardo tondo, stessa scadenza, ma con cedola semestrale del 5,375% (ISIN US654902AB18) che rende addirittura il 9,6%. Entrambe le emissioni potrebbero tuttavia rappresentare un’ottima occasione di acquisto – dice Paul Roth di Barclay Capital – se si pensa in particolare che la scadenza è fra sette anni (2019) e che la negatività del mercato obbligazionario corporate in questo momento sta colpendo più duramente la parte lunga della curva, per cui il deprezzamento del titolo potrebbe essere offuscato più da fattori generali di sell off che particolari riguardanti l’emittente. Questo lo si desume anche dal fatto che il bond da 1.250 milioni di euro con cedola annua fissa del 5,50% (ISIN XS0411735300) che scade fra meno di due anni è trattato alla pari e rende la metà rispetto agli altri più lunghi. Conforta, infine, sapere che Nokia, per quanto abbia registrato un crollo delle vendite nel primo trimestre 2012, mantenga una disponibilità netta di cassa di 4,9 miliardi di euro.

 

Crisi Nokia: perdita record a 929 milioni di euro nei primi tre mesi del 2012  

Titolo Nokia in Borsa

Nokia ha riportato una perdita di 929 milioni di euro (1,2 mld di dollari) nel primo trimestre, per effetto del calo delle vendite di apparecchi. Il gruppo aveva registrato un utile netto di 344 mln di euro nello stesso periodo del 2011. Il giro d’affari è calato del 29%, a 7,35 miliardi e la compagnia ha venduto 87,2 mln di apparecchi nel trimestre, dei quali 11,9 mln di smartphone. Le vendite degli smartphone sono calate del 51% anno su anno, mentre le vendite Nokia totali di apparecchi sono calate del 24%.

Un anno fa, Nokia aveva informato che avrebbe abbandonato il sistema Symbian in favore della piattaforma Windows Phones, un tentativo di riguadagnare terreno nel settore degli smartphone, contro piattaforme rivali come Android e Apple. Le vendite di apparecchi Lumia che utilizzano la piattaforma Windows sono state “miste” – ha detto il chief executive Stephen Elop – notando che i risultati sono stati sopra le attese negi USA e “più sfidanti” altrove, come in Gran Bretagna, per esempio.