Ieri, il Tesoro ha collocato sul mercato circa 8,20 miliardi di euro, attraverso le emissioni di BTp a 10 e 6 anni e di CCTeu con scadenza 15 ottobre 2024 (ISIN: IT0005252520). Questi ultimi sono titoli di stato particolari, in quanto la cedola è agganciata all’andamento dell’Euribor a 6 mesi. Nel caso specifico, il tasso annuale di base è fissato all’1,10%. Tramite questo titolo sono stati raccolti 745 milioni, poco meno dei 750 milioni dell’importo massimo previsto. Il rendimento esitato è stato dell’1,38%, mentre il bid-to-cover si è attestato a 1,68.

Difendersi dal rischio Italexit comprando BTp è possibile

Il dato si confronta con l’1,23% del rendimento che ieri offriva il BTp settembre 2024 con cedola fissa del 3,75% ed è perfettamente coerente con i livelli dell’Euribor a 6 mesi di queste ultime sedute, in area -0,15%. In sostanza, il mercato pretende dal CCTeu un rendimento più alto di quello offerto dal BTp di pari durata, scontando un Euribor negativo. Questo significa, però, che mediamente per i prossimi 4 anni e mezzo gli investitori si attendano tassi di mercato nell’Eurozona sostanzialmente immutati rispetto ad oggi. Se si attendessero tassi in graduale ripresa, pretenderebbero un rendimento extra inferiore rispetto al BTp con cedola fissa, mentre se si attendessero tassi mediamente in area positiva nel prossimo quadriennio, si accontenterebbero di un rendimento inferiore.

Le variazioni da febbraio

A sua volta, un Euribor negativo ai livelli attuali denota aspettative molto deboli sull’economia nell’Eurozona nel medio-lungo periodo, a partire dalla bassa inflazione. I tassi risentono, infatti, delle condizioni monetarie generali del mercato, a loro volta influenzate dalla banca centrale. E quando sono bassi o, addirittura, negativi, è il sintomo di una crescita economica e dei prezzi insoddisfacente.

Verso il nuovo BTp Italia, i segnali non incoraggianti

Peraltro, rispetto alla metà di febbraio, cioè prima che il Coronavirus mettesse ufficialmente piede in Italia, il CCTeu ha perso il 4%.

Allora, offriva un rendimento dello 0,56%, che si confrontava con lo 0,18% del BTp di simile durata residua. Pertanto, allora il differenziale si attestava allo 0,38%. In quei giorni, l’Euribor a 6 mesi si aggirava al -0,35%. Anche allora, quindi, il mercato si attendeva grosso modo un Euribor stabile fino alla fine del 2024, ma su livelli ancora più bassi rispetto ad oggi, praticamente più che dimezzati. Dovremmo dedurne un miglioramento delle aspettative, ma quello che è successo è, semmai, che rispetto al clima di panico scatenatosi proprio tra la metà di febbraio e la terza settimana di marzo per l’incombere di un’epidemia dalle conseguenze ignote, il clima sui mercati si sia leggermente rasserenato per l’intervento delle principali banche centrali, BCE compresa.

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