Londra sta cercando di riparare al caos finanziario scatenato nelle settimane scorse dal nuovo governo di Liz Truss. Dopo avere annunciato un taglio delle tasse in deficit per 45 miliardi di sterline, che si sarebbe dovuto accompagnare ad aiuti per imprese e famiglie contro il caro bollette per altri 172 miliardi (anch’essi senza coperture), la premier ha dovuto licenziare il suo ministro dell’Economia, Kwasi Kwarteng. Lo ha rimpiazzato dopo appena 40 giorni dall’insediamento con Jeremy Hunt, collaudato esponente Tory. I Gilt erano stati travolti dalle vendite, specie sul tratto lungo della curva.

Ad un certo punto, i fondi pensione britannici hanno iniziato a chiamare alla Banca d’Inghilterra per informarla che i rendimenti stavano esplodendo di minuto in minuto e che ciò avrebbe travolto il sistema previdenziale.

Dal taglio all’aumento delle tasse

Hunt ha non solo eliminato il taglio delle tasse, ma promesso che le aumenterà nel tentativo di rassicurare i mercati circa la tenuta dei conti pubblici. I Gilt si sono un po’ ripresi dai minimi toccati nelle settimane passate. Anche perché la Banca d’Inghilterra aveva nel frattempo varato un piano di acquisto d’emergenza per i titoli di durata sopra i 20 anni. Allo stesso tempo, aveva rinviato e confermato i piani di vendita a partire dalla fine del mese.

Dagli acquisti alle vendite di Gilt

Nei giorni scorsi, il Financial Times aveva adombrato l’ipotesi che l’istituto avrebbe rinviato ulteriormente l’avvio del cosiddetto “quantitative tightening” (QT). Esso punta a placare l’inflazione, che nel mese di settembre è salita nel Regno Unito al 10,1%, dato record degli ultimi 40 anni. Invece, il governatore Andrew Bailey ha confermato la vendita dei Gilt dall’1 novembre prossimo. Tuttavia, le modalità cambiano rispetto a quelle che erano state annunciate prima del caos sui mercati.

Infatti, fino a ieri era assodato che sarebbero stati venduti Gilt dalle scadenze corte a quelle ultra-lunghe.

Invece, la Banca d’Inghilterra ha fatto sapere che in vendita ci saranno titoli medio-corti con scadenze fino a 7 anni e lunghi dai 7 ai 20 anni. In altre parole, almeno per la prima fase del QT non ci saranno vendite di bond ultra-ventennali. Perché? Proprio per non colpire i fondi pensione, che tipicamente acquistano scadenze molto lunghe, perlopiù sui 30 anni.

Reazione all’annuncio della Banca d’Inghilterra

E il mercato ha reagito di conseguenze. Ieri, tutte le scadenze dei Gilt fino ai 20 anni si deprezzavano e i loro rendimenti salivano. Al contrario, i rendimenti sopra 20 anni scendevano, segno che gli investitori si sono spostati sul tratto ultra-lungo dopo l’annuncio della Banca d’Inghilterra. E così, il rendimento a 50 anni scendeva da 3,80% a 3,66%, quello a 30 anni da 4,30% a 4,22%. Viceversa, il decennale s’impennava da 3,94% a 4,03%.

In generale, gli annunci di Banca d’Inghilterra e Hunt hanno placato la speculazione contro i Gilt e la sterlina. Il cambio contro il dollaro era crollato ai minimi storici a un tasso di 1,035, mentre ieri rifiatava a 1,1260. Pur perdendo quest’anno il 17%, la risalita delle ultime sedute allontana i timori peggiori.

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