La Russia ha completato il riacquisto del bond in dollari in scadenza il 4 aprile prossimo. Lo ha comunicato ieri il Ministero delle Finanze, che ha ricevuto in adesione titoli per un controvalore pari a circa 1,45 miliardi, il 72,4% del totale. L’esborso complessivo è stato di 124,4 miliardi di rubli (1,58 miliardi di dollari), comprensivo della cedola maturata dagli obbligazionisti. A questo punto, restano da saldare per lunedì prossimo i rimanenti 552,4 milioni, oltre chiaramente sempre alle cedole spettanti.

Il Tesoro di Mosca ha fatto presente che il riacquisto del bond in dollari è stato attuato per evitare una discriminazione ai danni degli obbligazionisti russi, molti dei quali non hanno più accesso al sistema di regolazione degli scambi Euroclear.

Insieme a Clearstream, la stanza di compensazione ha ridotto le sue attività a favore dei clienti russi dopo la comminazione delle sanzioni occidentali.

Bond in dollari su, ma a prezzi di default

I bond in dollari in scadenza tra pochi giorni sono stati pagati in rubli. Allo stesso tempo, sempre ieri il Tesoro ha pagato cedole su OFZ per 50,2 miliardi di rubli (616 milioni di dollari) ed effettuato il pagamento di una cedola su un Eurobond in dollari in scadenza nel 2030 per ulteriori 447 milioni. Ad oggi, Mosca ha onorato ogni pagamento e ciò sta sostenendo i prezzi dei bond in dollari ed euro, risaliti dai minimi a cui erano sprofondati nelle settimane scorse.

La scadenza 4 aprile 2042 scambia oggi a 34,50 centesimi, poco più di un terzo del valore nominale. Tre settimane fa, si acquistava a soli 15 centesimi. Malgrado il maxi-rimbalzo del 130%, il bond in dollari continua a trattare a prezzi da default. In effetti, il pericolo non è stato scampato. Fino agli inizi di marzo, gli USA consentiranno alla Russia di pagare le scadenze ai creditori americani. Ma da quel momento in poi opterebbe per un embargo simile a quello imposto dal 2018 al Venezuela di Nicolas Maduro.

Tecnicamente, la Russia andrebbe in default per l’impossibilità di pagare gli obbligazionisti esteri, a causa del blocco dei conti per l’accredito delle somme necessarie.

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