Il ministro delle Finanze, Marcelo Montenegro, ha annunciato nel corso di una intervista televisiva che la Bolivia vuole puntare a raccogliere 3 miliardi di dollari, rivolgendosi al mercato internazionale dei capitali con una nuova emissione obbligazionaria. La decisione avviene in una fase molto delicata per il paese. Venerdì scorso, la federazione nazionale dei medici ha invocato un “lockdown” totale per frenare il numero dei contagi e dei morti da Covid. Ogni giorno muore in media un medico e il numero totale dei decessi ha superato ormai le 10.200 unità, mentre quelli dei positivi ha oltrepassato le 210 mila, non poche per una popolazione di 11,5 milioni di abitanti.

Quito è tornata socialista dopo appena un anno dalle dimissioni forzate di Evo Morales. Il suo pupillo Luis Arce, già ministro delle Finanze per lunghi anni, è stato eletto presidente nell’ottobre scorso, interrompendo sul nascere l’agenda riformatrice del centro-destra. L’economia sta risentendo inevitabilmente della pandemia e il debito pubblico nel 2020 risulta salito a circa il 70% del PIL. Molto elevati i deficit, passati dal 7,2% all’8,6% del PIL. A novembre, Montenegro aveva fatto sapere che, anziché riporre del tutto fiducia sull’indebitamento sui mercati esteri, avrebbe inaugurato una politica di austerità fiscale.

In Bolivia è tornato il socialismo, appena un anno dopo la cacciata di Morales

Alto rischio sovrano

Il debito sovrano boliviano è classificato come “junk” o “spazzatura” secondo tutte le principali agenzie di rating: B+ per S&P, B per Fitch e B2 per Moody’s. Pertanto, investendo nel suo prossimo bond in dollari, ci si esporrebbe a un elevato rischio di credito, oltre che a quello di cambio. Peraltro, il cambio fisso non aiuta l’economia domestica a risollevarsi dalle crisi. Ad esempio, nel corso del 2020 le riserve valutarie della banca centrale sono diminuite di 1,5 miliardi, scendendo a 2,4 miliardi di dollari, corrispondenti a neppure 4 mesi di importazioni.

E nel frattempo, la bilancia commerciale e le partite correnti continuano a segnare saldi negativi. Inevitabile, a questo punto, un calo ulteriore delle riserve. Da qui, la decisione del governo di tornare sui mercati per rifinanziare i debiti in scadenza e per finanziare le misure di spesa contro il Covid.

Eppure, malgrado il ritorno fisico di Morales in Bolivia dopo un breve auto-esilio in Argentina, i mercati non sembrano essersi scossi granché per il nuovo governo socialista. Dalla vittoria di Arce dell’ottobre scorso, il bond in dollari 22 agosto 2023 e cedola 5,95% (ISIN: USP37878AB43) ha guadagnato il 9%, scendendo a un rendimento del 3,60%. La scadenza 20 marzo 2028, anch’essa in dollari e con cedola 4,50% (ISIN: USP37878AC26), ha messo a segno un rialzo del 10,4%, offrendo un rendimento di poco inferiore al 6,30%. In questa fase, possono sembrare livelli elevati. E lo sono. Tuttavia, non sembrano adeguati per compensare l’altrettanto alto rischio sovrano, che associato a quello di credito rende l’investimento poco appetibile con questi numeri. Va detto, però, che la ripresa dell’economia globale sosterrà le quotazioni delle materie prime, dalle cui esportazioni dipendono le entrate di dollari in Bolivia.

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