La Turchia ha alzato i tassi d’interesse dal 7,75% al 12% per sostenere la propria valuta. Una mossa che non ha mancato di suscitare profonde preoccupazioni fra gli investitori internazionali e fra gli operatori di cambio. La lira turca è infatti stata bersagliata dalla speculazione e negli ultimi dodici mesi ha perso più del 30% del proprio valore. Un disastro per l’economia di Ankara, candidata – secondo alcuni – a entrare a far parte dell’Unione Europea, nonostante la crisi economica globale abbia imposto un forte rallentamento alla crescita economica del paese.

Ma non è solo questo ad allarmare gli investitori: Il deprezzamento della valuta è causato dai timori che lo scandalo corruzione che sta investendo i più alti livelli della politica turca possa destabilizzare il governo. Elemento che, sommato alla riduzione degli stimoli monetari della Fed, ha contribuito a creare un mix di fattori negativi che hanno portato la Banca Centrale a intervenire pesantemente sui tassi d’interesse. In altre parole, da adesso in avanti, la Turchia sarà costretta a pagare il denaro molto più caro rispetto solo a un mese fa. Mentre per le aziende esportatrici, sarà più profittevole esportare con una valuta debole. Per chi investe, invece, occorre capire se questo è il momento giusto per farlo.

 

La Turchia rallenta il passo, ma cresce più della media Ue

 

lira turca

Da un punto di vista geopolitico, la Turchia non può essere considerata al pari dei paesi emergenti sudamericani o asiatici. La  forte  crescita  economica  dell’ultimo  decennio  e  la  rapida  ripresa  dopo  la  crisi  finanziaria internazionale  del  2008  hanno  rafforzato  l’interesse  internazionale  degli investitori per  Ankara,  un  paese politicamente ed economicamente al crocevia tra Europa e Medio Oriente. L’integrazione  economica  continentale e col Nord Africa  ha  svolto  un  ruolo  centrale  nel  sostenere  la  crescita dell’economia turca che punta ora ad entrare con decisione e a pieno titolo nell’eurozona.

Così, l’agenzia di rating Moody’s, dopo aver analizzato attentamente i conti di un paese da 70 milioni di abitanti, solo sei mesi fa ha innalzato il rating della Turchia a Baa3 con outlook stabile portandolo al primo gradino del livello “investimento”. Moody’s giustifica la decisione sottolineando fra l’altro la buona posizione creditizia della Turchia grazie al calo del debito pubblico e la stabilità del settore bancario. Gli analisti precisano che, nonostante il deprezzamento della lira turca abbia condizionato Ankara in questi ultimi periodi, il dinamismo dell’economia turca rimane intatto e la crescita del PIL dovrebbe raggiungere il 4%, ossia uno dei tassi più alti in Europa. Il problema della Turchia, però, rimane l’alto tasso d’inflazione e la disoccupazione, prevista in aumento al 8,6% per quest’anno.

 

Obbligazioni in lire turche KFW, KBC Ifima e BEI con rendimenti del 9%

 

BEI

Sul fronte obbligazionario, non mancano le occasioni. La tedesca Kreditanstalt für Wiederaufbau (KFW) ha da poco emesso sul mercato una obbligazione a tre anni in lire turche da 100 milioni che paga una cedola fissa del 9,25%. Il bond (Isin  XS1023447409), prezzato a 99,65 è negoziabile per tagli minimi da 1.000 lire turche (322 euro), stacca la cedola il 15 maggio di ogni anno e va a rimborso nel 2017. L’emittente gode della massima affidabilità di solvibilità (AAA) garantendo altresì la liquidità del titolo sui mercati regolamentati. Stessa cedola e scadenza viene offerta dalla banca olandese KBC Ifima NV che ha recentemente lanciato un bond in lire turche al prezzo di 101,25 (Isin XS1021928772). La cedola viene staccata annualmente il 28 febbraio fino al 2017, ma il minimo negoziabile è di 4.000 lire turche (1.290 euro) e il bond appare poco liquido essendo stato emesso per 10 milioni. Il rating dell’emittente è A- per Standard & Poor’s e A3 per Moody’s.

[fumettoforumright]Decisamente più interessante, invece, l’obbligazione della banca Europea degli Investimenti (BEI) che lo scorso mese di novembre aveva collocato al prezzo di 101,60 un bond quinquennale da 105 milioni con cedola annuale del 8,50% (Isin XS0995130712). L’emittente (AAA) paga il coupon il 25 luglio di ogni anno fino al luglio 2019 e questo viene tassato, a differenza dei due precedenti, al 12,50% anziché al 20%. Il taglio minimo è costituito da 1.000 lire turche, la liquidità è assicurata dalla stessa BEI e il prezzo di negoziazione è 93,95 per un rendimento finale lordo a scadenza del 9,90%.