I rendimenti dei BTp stanno scendendo ai minimi da un anno lungo l’intera curva delle scadenze, anche se restano appetibili rispetto alle alternative di tutta Europa. Il titolo di stato italiano più longevo è il 2067 e offre oggi appena il 2,92%, mentre il trentennale è sceso al 2,66%. Ad ogni modo, si tratta di livelli superiori all’inflazione attuale e attesa nel medio-lungo termine e più che doppi dei rendimenti offerti dai bond di Spagna e Portogallo; non parliamo nemmeno della Germania. E dobbiamo tenere presente un dato: la tassazione.

Sui rendimenti dei BTp grava un’aliquota del 12,50%, che si confronta con il 26% imposto sugli altri proventi di natura finanziaria.

Tassazione BTp, ecco come funziona con cedole e capital gain e come pagare meno

In pratica, se un’obbligazione privata mi offre lo stesso rendimento lordo di un BTp di pari durata, il suo rendimento netto risulterà inferiore, per cui converrà optare per il secondo, oltre tutto nei fatti privo di rischi. Ma non è tutto. Lo sapevate che gli investimenti realizzati in titoli di stato sono esenti dall’imposta di successione e di donazione? Questo è un aspetto poco studiato, ma che effettivamente innalza il valore intrinseco dei BTp. Immaginate di essere un genitore e di possedere ricchezza finanziaria e immobiliare per complessivi 5 milioni di euro.

Stando alla legislazione odierna, ciascun ascendente o discendente in linea retta pagherà un’imposta del 4% su eredità dal valore superiore a 1 milione di euro. Nel caso in esame, ognuno dei due figli percepirà 2,5 milioni e pagherà così il 4% su quegli 1,5 milioni eccedenti la franchigia, cioè qualcosa come 60.000 euro a testa. In totale, 120.000 euro dei vostri risparmi, delle vostre fatiche, se ne andranno in fumo, ovvero prenderanno la via delle casse dello stato. Non però, se tramutaste tutta questa ricchezza in BTp, magari investendoli a medio termine per percepire un rendimento positivo, superiore al tasso attuale d’inflazione e alle offerte alternative di emittenti privati e pubblici stranieri.

Imposta successione e donazione azzerata con BTp

Immaginando che i suddetti 5 milioni fossero lasciati in eredità o in donazione, attraverso investimenti in BTp a 5 anni, oggi come oggi equivarrebbe a spuntare un rendimento annuo almeno dell’1,10%, che alla scadenza frutterebbe un valore cumulato netto di circa 240.000 euro. Ebbene, sia sul capitale rimborsato che sulle cedole non si pagherebbe alcuna imposta di successione o di donazione, per cui si risparmierebbero i suddetti 120.000 euro. In previsione di ciò, un genitore potrebbe già programmare un investimento a lungo termine in favore dei figli, così da lasciare loro una ricchezza reale verosimilmente aumentata nel tempo e non intaccata dalla tassazione.

Se una data somma fosse investita proprio nel BTp 2067, tra 48 anni avrà fruttato un rendimento composto cumulato di circa il 300%, cioè i titoli per 5 milioni sopra indicati avranno generato 122.500 euro all’anno di soli interessi cedolari e che alla scadenza, ai prezzi attuali di acquisto, verranno rimborsati per 5 milioni e 130 mila euro. Una ricchezza non soggetta ad alcuna tassazione, a legislazione invariata. Se le cifre di cui sopra vi appaiono fuori dall’ordinario, sappiate che l’imposta di successione e quella di donazione non prevedono alcuna franchigia per i beneficiari diversi da parenti e affini e scontano la più alta aliquota dell’8%, mentre parenti e fino al quarto grado pagano il 6% e senza alcuna franchigia; fratelli e sorelle, invece, pagano il 6% sopra i 100.000 euro ciascuno.

In sintesi, lo stato italiano si mostra un po’ sensibile verso i lasciti ai figli o ascendenti, molto meno verso fratelli e sorelle e, soprattutto, quando i beneficiari sono parenti più lontani o estranei. In questi casi, il ricorso ai BTp come strategia per azzerare il carico fiscale sarebbe opportuno, chiaramente sempre che i disinvestimenti da altri assets siano possibili, non costosi e desiderabili.

Investire in BTp, consigli semplici per famiglie e non squali della finanza

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