E’ tornato il momento di investire almeno parte dei propri risparmi in obbligazioni, anche se la discesa dei prezzi non sembra essere finita. I titoli di stato italiani risultano i più generosi nell’Eurozona, fatta eccezione per quelli emessi dalla Grecia. Ieri, il rendimento a 10 anni era salito a ridosso del 4,20% lordo, all’incirca lo stesso livello toccato dal BTp 2038. Il bond con scadenza 1 marzo 2038 e cedola fissa 3,25% (ISIN: IT0005496770) è stato emesso prima dell’estate ed è nei fatti l’attuale benchmark a 15 anni.

Ieri, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana si acquistava a una quotazione di poco superiore a 89 centesimi. Ancora a inizio agosto, si attestava sopra la pari.

Cedola e plusvalenza

Se ipotizziamo di investire 3.000 euro in questo BTp 2038, vediamo cosa accadrà al nostro capitale fino alla scadenza. Anzitutto, perché questa cifra? Sarebbe una via di mezzo tra i 1.000 euro del lotto minimo e una cifra media di 5.000 euro. La duration relativamente elevata richiede un minimo di prudenza, specie a quanti non abbiano la certezza di potersi privare a lungo della liquidità.

Per inserire in portafoglio BTp 2038 per un valore nominale di 3.000 euro, ieri bisognava spenderne 2.677. Ogni sei mesi, lo stato ci staccherebbe una cedola netta di 42,66 euro. Sono 85,31 euro all’anno. Rispetto alla cifra sborsata, farebbe il 3,19%. Questo sarebbe il valore percentuale della nostra cedola netta annua effettiva. E così via fino alla scadenza, quando il Tesoro ci rimborserebbe i 3.000 euro del capitale nominale, circa 323 euro in più di quanto speso. La plusvalenza netta supererebbe il 10,50%.

Rendimento alla scadenza del BTp 2038

In definitiva, il nostro investimento nel BTp 2038 ci esiterebbe cedole per complessivi quasi 1.320 euro e un guadagno in conto capitale di oltre 320 euro. In totale, 1.640 euro sui 2.677 effettivamente spesi, pari a un rendimento netto di oltre il 61%. Su base annua, un rendimento netto in area 3,85%. Se il tasso medio d’inflazione in Italia tornerà ad attestarsi ai livelli pre-pandemici, avremmo un rendimento netto reale vicino al 3%.

Se la BCE riuscisse a centrare stabilmente il target del 2%, otterremmo comunque quasi altrettanto in termini reali.

Potremmo anche decidere di rivendere il BTp 2038 prima della scadenza, alla prima occasione utile. Se la quotazione risalisse verso la pari, il nostro rendimento effettivo sarebbe anche superiore a quello calcolato alla scadenza. Ma occorre pazienza, perché anche nei prossimi mesi, tra rialzo dei tassi, crisi energetica, inflazione e tensioni politiche, i bond resteranno con ogni probabilità sotto pressione. Mai comprare titoli a lunga scadenza con la convinzione che si potrà disinvestire facilmente senza accusare alcuna perdita.

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