Borse giù, con pesanti perdite a carico dei comparti legati ai viaggi e al petrolio. E’ stato un venerdì nero per i mercati finanziari, travolti dalla notizia sulla variante sudafricana. Ma non tutti gli asset sono andati in rosso. Anzi, abbiamo assistito nelle ultime sedute al risveglio dei bond “sicuri”, quelli emessi dagli stati fiscalmente molto solidi e giudicati molto affidabili dalle agenzie di rating internazionali.

Tra giovedì e venerdì, ad esempio, le obbligazioni a 100 anni dell’Austria hanno guadagnato tra il 4% e l’oltre 5%.

La scadenza giugno 2120 è salita a una quotazione superiore ai 93 centesimi, mentre l’altra da rimborsare nel 2117 si è portata in area 162,50. Ma la risalita è qualcosa che va avanti da settimane. Rispetto ai minimi recenti toccati il 12 ottobre scorso, questi due bond sicuri e ultra-longevi segnano rialzi rispettivamente del 10% e del 6%.

Bond sicuri, corsa anche dei titoli tedeschi

Ha fatto molto bene anche il Bund 2050 zero coupon. Qui, ci stiamo spostando in Germania. Il titolo sta riportandosi intorno alla pari dopo essere sceso sotto 90 centesimi un mese e mezzo fa. Dunque, il balzo in questo periodo è stato dell’11%, mentre nelle ultime due sedute è stato messo a segno un guadagno superiore al 2%.

La paura per la variante sudafricana sta rendendo nuovamente appetibili i bond sicuri, dato che l’attenzione è stata parzialmente distolta dall’inflazione. Oltretutto, con il rischio di nuove chiusure i prezzi al consumo frenerebbero la loro corsa e in uno scenario più estremo arriverebbero a invertire la direzione di marcia. Ad ogni modo, la BCE ha dalla sua un ottimo argomento per giustificare il suo attendismo sul rialzo dei tassi al prossimo board di dicembre. Già avanza l’ipotesi di sospendere il PEPP senza archiviare del tutto il programma di acquisti dei bond nell’Eurozona.

I Bund si avvantaggerebbero di questo accomodamento duraturo per il semplice fatto di essere quantitativamente scarsi sul mercato.

Solo il prossimo governo tedesco con un’eventuale manovra fiscale molto più espansiva muterebbe le aspettative degli obbligazionisti e finirebbe per provocare rialzi dei rendimenti. Di tutto ciò, ad oggi, c’è molto ben poco.

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