Per il terzo mese consecutivo, a novembre è salito il rendimento medio ponderato dei BTp. Lo ha svelato il Rendistato della Banca d’Italia. Il dato si è attestato allo 0,515%, in rialzo dallo 0,499% di ottobre. Si tratta del valore più elevato dal mese di maggio, quando era arrivato allo 0,578%. Il valore più basso, invece, si era registrato ad agosto ed era stato dello 0,261%.

Il rendimento medio ponderato esprime il costo del debito pubblico italiano sul mercato secondario. Esso non coincide perfettamente con quello effettivamente a carico del Tesoro, alias dei contribuenti.

Infatti, quest’ultimo dipende dalle condizioni registrate dai bond all’atto della loro emissione e che possono variare successivamente.

Poiché la durata media dei titoli di stato italiani è superiore ai 7 anni, il BTp dicembre 2028 risulta essere al momento il più indicativo del dato generale per via dei suoi anni di vita residua. In effetti, nel mese di novembre ha offerto un rendimento medio lordo dello 0,50%, vicinissimo al dato indicato dal Rendistato.

Rendimento BTp sottozero in termini reali

Per quanto in rialzo, il rendimento dei BTp resta storicamente bassissimo. Pensate che a questi livelli, la spesa per interessi scenderebbe a 13-14 miliardi di euro in tutto, oltre una cinquantina in meno, circa -3 punti di PIL. Al 30 settembre scorso, il costo di emissione era sceso allo 0,10%, mai così basso. Chiaramente, ciò dipende dalla politica monetaria ultra-espansiva della BCE. Peraltro, a questi livelli il rendimento medio lordo reale dei BTp risulta crollato a circa -3,3%. Un altro record negativo per gli obbligazionisti, i quali in portafoglio si ritrovano a detenere titoli di stato nei fatti infruttiferi e, addirittura, che infliggono elevate perdite nel tempo.

Tanto per farvi un esempio, nei mesi immediatamente precedenti al crac di Lehman Brothers – siamo nell’ormai lontano 2008 – il rendimento medio lordo dei BTp sui mercati si attestò in area 4,5%.

Allora, l’inflazione annuale correva sopra il 4%. Dunque, a parità di crescita tendenziale dei prezzi al consumo, in quel periodo i nostri bond offrivano rendimenti reali positivi, pur di poco, oggi nettamente negativi. La differenza sta tutta nei tassi BCE: azzerati oggi, sopra il 4% nel 2008.

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