In questi giorni vi è stato il lancio di un bond subordinato di Intesa Sanpaolo in sterline inglesi. Anche Banca Popolare dell’Emilia Romagna (BPER) è tornata a rifinanziarsi sui mercati con un’emissione di questo genere. L’obbligazione subordinata è del tipo Lower Tier 2 e arriva a scadenza in data 20 gennaio 2033. L’importo emesso è stato di 300 milioni di euro, a fronte del quale sono stati raccolti ordini per 500 milioni. Il taglio minimo, tuttavia, è stato fissato in 200.000 euro, ragione per cui nei fatti l’emittente si è rivolto agli investitori istituzionali, escludendo il canale retail.

Si sono occupati dell’operazione, in qualità di Bookrunners, Barclays, BNP Paribas, Citi, Mediobanca, Santander e SocGen.

Il rendimento esitato è stato di circa il 9%. Un livello altissimo, se si considera che in queste sedute il pur generoso BTp di pari durata offre poco meno del 4%. Il bond subordinato di BPER offre cedola fissa fino al 20 gennaio 2028, data di reset. A partire da quest’ultima, nel caso di mancato esercizio della “call”, la cedola sarebbe variabile e pari al tasso “mid swap” a 5 anni più lo spread con il tasso “mid swap” a 10 anni emerso dall’emissione.

I rischi del bond subordinato BPER

Facendo un semplice calcolo, otteniamo che il bond subordinato offrirebbe una cedola pari al tasso “mid swap” a 5 anni più uno spread all’incirca di 650 punti base o 6,50%. Dunque, l’obbligazionista si esporrebbe a diversi rischi nel caso di investimento del capitale. In primis, il rischio di credito, rafforzato dalla subordinazione del titolo. La cedola potrebbe essere sospesa nel caso di insolvenza. Secondariamente, il rischio tassi: se BPER esercitasse la facoltà di rimborso anticipato del bond subordinato, tra cinque anni il possessore si ritroverebbe privo di cedole sostanziose da incassare per il quinquennio successivo, contrariamente a quanto aveva confidato.

Se per inizio 2028 i tassi di mercato risulteranno in forte discesa rispetto ad oggi, probabile che BPER eserciti il diritto di rimborso anticipato.

Avrebbe modo di rifinanziarsi sui mercati a costi più bassi e saldare il debito acceso a interessi più alti. Ciò lascerebbe l’obbligazionista, però, con un capitale da impiegare a rendimenti minori di quelli che avrebbe goduto mantenendo il bond subordinato per altri cinque anni.

Così come ogni altra obbligazione, esiste anche il rischio volatilità per il caso di rivendita prima della scadenza. E generalmente, per un bond subordinato la liquidità degli scambi è inferiore, specie se emesso per un importo limitato come questo. In altre parole, ci si potrebbe ritrovare impossibilitati a rivendere nell’immediato il titolo ai prezzi dati. D’altra parte, il 9% di rendimento non è casuale.

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