Sono giornate positive per il mercato sovrano italiano. Ieri, mentre la premier Giorgia Meloni presentava il suo programma di governo alla Camera per chiedere la fiducia ai deputati, lo spread tra BTp e Bund a 10 anni scendeva sotto 220 punti base. Non si vedeva tale livello da oltre un mese, cioè da prima che si svolgessero le elezioni politiche. Nel frattempo, il BTp a 10 anni offriva un rendimento inferiore al 4,45%, ai minimi da tre settimane. Era arrivato al 4,80% al termine della settimana scorsa.

I rendimenti si “sgonfiano” e i prezzi dei titoli risalgono. Ad esempio, il BTp 2072 prezzava 55 centesimi venerdì scorso. Ieri, sfiorava i 59 centesimi. In un paio di sedute, ha segnato un recupero del 7%.

La discesa dello spread è ciò che importa, in quanto misura il rischio sovrano percepito sui mercati. Aveva superato la soglia dei 250 punti sia a fine settembre che un paio di settimane fa. Eppure, nell’ultima settimana i CDS a 5 anni si sono impennati da 148 a oltre 163 punti base. In teoria, questo aumento segnalerebbe una maggiore propensione degli obbligazionisti a coprirsi contro un evento creditizio in Italia.

A cos’è dovuta questa apparente tregua concessa dal mercato al governo italiano? Per prima cosa, al fatto che il rialzo dei tassi BCE sia stato scontato praticamente già fino a oltre il 3%. Qualsiasi notizia che vada nella direzione di rendere meno decisa la stretta monetaria beneficia i bond. E i dati sul PMI manifatturiero nell’Eurozona suggerisce proprio questo: l’economia nell’area va verso la recessione e, pertanto, non è così certo che la BCE potrà alzare i tassi d’interesse per diversi mesi ancora.

Spread giù, servita la lezione di Londra

E poi c’è il caos di Londra, che si riverbera stavolta positivamente a Roma. Rushi Sunak è il terzo premier britannico in meno di due mesi. Entra a Downing Street per placare la crisi finanziaria scatenatasi nelle poche settimane di vita del governo Truss.

Dovrà garantire per la sostenibilità dei conti pubblici nazionali. Non ci saranno più tagli delle tasse e misure di spesa in deficit. Anzi, il governo conservatore prepara una manovra improntata all’austerità fiscale. Sembra di parlare dell’Italia, insomma.

E cosa c’entra tutto questo con il calo dello spread? La maggioranza di centro-destra al Parlamento italiano, se già sembrava orientata a varare una legge di Bilancio prudente sul piano fiscale, adesso appare ancora più convinta della necessità di non replicare il caos di Londra. I mercati hanno dimostrato che non guardano in faccia nessuno in una fase critica come questa. Colpi di testa non saranno tollerati da nessuna parte.

Il governo Meloni non sfascerà i conti pubblici, ma cercherà di concentrare gli aiuti contro il caro bollette alle famiglie meno abbienti e alle imprese che più ne hanno bisogno. Quanto alle promesse elettorali su flat tax e prepensionamenti, quando si passa dall’analizzare i proclami ad osservare le misure effettivamente allo studio, si nota una grande prudenza in termini quantitativi e qualitativi. Tutto sommato, l’accoglienza dei mercati al nuovo governo è stata ad oggi positiva. E nulla per il momento lascia presagire che la premier abbia intenzione di indispettire gli investitori con parole e azioni capaci di infiammare lo spread.

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