Ai primi di gennaio, il Tesoro emetteva il nuovo “benchmark” a 30 anni, il BTp 1 settembre 2052 con cedola 2,15% (ISIN: IT0005480980). Il bond è negoziato sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana da una settimana e già ci offre qualche spunto di analisi interessante. Oggi, la quotazione del titolo si attesta poco sopra la pari, a 100,25. A questo prezzo, offre un rendimento lordo alla scadenza del 2,14%. Tuttavia, due sedute fa era arrivato a scambiare 101,65, corrispondente a un rendimento lordo del 2,06%. Invece, martedì scorso aveva chiuso sotto la pari, cioè a 99 centesimi, pari a un rendimento lordo del 2,20%.

Nel giro di una settimana, quindi, il BTp 2052 ha oscillato tra 2,06% e 2,20% in termini di rendimento. A seconda che lo aveste comprato al rendimento minimo o a quel massimo, vi ritrovereste in portafoglio un asset del 3,75% netto più o meno fruttifero da qui alla scadenza. E, ripetiamo, tutto questo è avvenuto in appena sette giorni.

BTp 2052, prezzi ancora alti

La volatilità del BTp 2052 non deve sorprendere. Si tratta di un bond di lunga durata e con cedola relativamente bassa. Presenta una “duration” superiore ai 22 anni e ciò significa che se all’improvviso il rendimento dovesse salire/scendere dell’1%, il prezzo scenderebbe/salirebbe del 22%. Non a caso, al momento del collocamento sindacato del Tesoro avevamo avvertito che investire liquidità su una scadenza così lunga a tassi così bassi non sia saggio.

Al netto dell’imposta del 12,5%, il rendimento del BTp 2052 scende all’1,87%. A dicembre, l’inflazione è salita al 3,9%. Anche solo ipotizzando che nel medio e lungo periodo si riporti al target BCE del 2%, resterebbe negativo in termini reali. E bisogna anche considerare l’imposta di bollo dello 0,2% sul conto titoli. In altre parole, per non rimetterci il capitale bisognerebbe percepire almeno un rendimento netto del 2,2%, corrispondente a un rendimento lordo del 2,5%. E sarebbe solo un modo per conservare il potere d’acquisto della liquidità impiegata, non per portare a casa un rendimento reale alla scadenza.

A meno che non si punti all’aspetto speculativo, vale a dire a rivendere il bond tra qualche anno e auspicabilmente a prezzi maggiori. Non si capisce, però, perché comprarlo a prezzi alti, sapendo che siano destinati a scendere.

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