Il Sudafrica è un mercato emergente declassato definitivamente a “junk” nel marzo scorso, quando l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato il suo giudizio sovrano, allineandosi alla doppia “B” già assegnata da S&P e Fitch. I primi mesi dell’anno sono stati particolarmente duri per Pretoria, con il rand sudafricano che è arrivato a collassare contro il dollaro di quasi il 27%. Dai minimi toccati in aprile, però, il cambio ha guadagnato oltre l’8%. E anche la curva dei rendimenti, dopo essere esplosa, ha ripiegato decisamente.

Il bond sovrano a 10 anni si attesta oggi all’8,97%, più dell’8,25% offerto a inizio anno, ma ben meno del 12,35% a cui era giunto a marzo. La scadenza a 2 anni è al 5,28%, meno del 6,72% di inizio anno e, soprattutto, del 7,80% di marzo.

I bond sudafricani ora sono “spazzatura” e il cambio crolla ai minimi storici

Cos’è accaduto? Da una parte, il classico ritorno agli acquisti dopo un periodo di vendite copiose. Una volta smaltite le brutte notizie, tra “downgrade” e deterioramento atteso per conti pubblici e pil, gli investitori hanno capito che i prezzi dei bond, in particolare, erano divenuti fin troppo appetibili per continuare ad essere ignorati. In realtà, c’è stato anche altro. E’ vero che la Reserve Bank ha tagliato i tassi al 3,75%, portandoli sotto all’ultimo dato disponibile sull’inflazione, che è il 4,10% riferito a marzo. Tuttavia, il suo comitato di politica monetaria ha fatto presente che non s’imbarcherà in un programma di allentamento in stile “quantitative easing”.

Questo, in teoria avrebbe dovuto deprimere i corsi obbligazionari, ma paradossalmente è finito per sostenerli. Perché? Di questi tempi, una banca centrale con posizioni almeno apparentemente conservatrici sulla politica monetaria non si trova facilmente. E il segnale è stato positivo in ottica del tasso di cambio, facendo intendere al mercato che l’istituto punti a salvaguardare sia la stabilità dei prezzi che la difesa del rand.

E per quanto aggressiva possa essere la politica fiscale sudafricana annunciata dal ministro delle Finanze, Tito Mboweni, per contrastare la crisi provocata dalla pandemia, i margini di manovra non sono granché. I predecessori nell’ultimo decennio se li sono già mangiati, infatti.

Boom dei prezzi obbligazionari

Il debito pubblico in 10 anni è esploso dal 23% al 60% ed entro il 2025 tenderebbe al 90% del pil. Nel frattempo, la crescita economica è rimasta al palo, in area 1% all’anno. E se Thabo Mbeki aveva consegnato un Sudafrica che nella classifica Doing Business della Banca Mondiale figurava al 32-esimo posto per libertà economica, adesso risulta sprofondato alla posizione numero 84. Ad ogni modo, i mercati finanziari hanno preso atto di avere scontato tutto il peggio possibile, anche perché a marzo il rendimento extra richiesto mediamente per acquistare titoli di stato sudafricani rispetto agli altri emergenti era esploso a oltre 600 punti base (6%), in rialzo di quasi 200 da inizio anno. E fino alla fine del 2015, il premio era di appena 175 bp.

I titoli in rand sudafricani adesso sembrano tornati interessanti

Ed ecco che il rimbalzo dei bond c’è stato. Il decennale con scadenza 31 gennaio 2030 e cedola 8% (ISIN: ZAG000106998) ha guadagnato in poco più di due mesi il 24,35%, passando da una quotazione minima di 75,71 toccata il 23 marzo scorso a una odierna di oltre 94. Meglio ha fatto il ventennale con scadenza 31 gennaio 2040 e cedola 9% (ISIN: ZAG000125980), che nello stesso frangente ha segnato il +25,6%. L’apice si tocca con il bond in scadenza il 31 gennaio 2044 e cedola 8,75% (ISIN: ZAG000106972), che ha guadagnato ben il 30%. Infine, il titolo 28 febbraio 2048 e cedola 8,75% (ISIN: ZAG000096173) ha messo a segno un rialzo di circa il 26%.

In tutte queste obbligazioni c’è di buono che i livelli di prezzo, per quanto in forte crescita, siano rimasti ancora nettamente sotto la pari, in qualche caso viaggiando a poco sopra gli 80 centesimi.

Dunque, esistono serie probabilità di ulteriori recuperi nei prossimi mesi, anche perché, tanto per fare un esempio, la scadenza 2048 nel 2018 ancora flirtava a tratti con la pari. Certo, nel frattempo il rand ha perso il 2,5% contro l’euro, in quanto ha iniziato a recuperare solamente da aprile. Ma i guadagni di cui sopra ne uscirebbero oggi solamente in minima parte intaccati, mediamente per meno del 10%. E tenendo i titoli in portafoglio, confidando in una stabilizzazione dei prezzi, unitamente a un prosieguo del recupero per il cambio, anche quella minima perdita verrebbe probabilmente cancellata. Per entrare oggi sul mercato sovrano non sarebbe, poi, forse nemmeno tardi, anche se quasi certamente non assisteremo più ai vigorosi rialzi delle ultime settimane.

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