All’ultima asta del Tesoro di questo giovedì sono stati emessi CcT-Eu per 1 miliardo di euro, il massimo della forchetta 0,75-1 miliardo fissata. La domanda è stata pari a 1,66 miliardi, corrispondente a un rapporto di copertura di 1,66. Il rendimento esitato è risultato in leggero rialzo dallo 0,40% della precedente tranche assegnata nell’ottobre scorso, attestandosi allo 0,47%. Nei dettagli, questi certificati con scadenza 15 aprile 2025 e spread 0,95% (ISIN: IT0005311508) sono stati collocati sul mercato a un prezzo di 100,62, superiore di una trentina di centesimi a quello vigente nel corso della medesima giornata sul secondario.

Come sappiamo, i CcT-Eu sono titoli del debito pubblico, le cui cedole sono agganciate al tasso Euribor a 6 mesi. Questo era sceso al -0,371% due giorni fa, per cui la cedola effettiva risultava dello 0,579%. Cosa possiamo dedurre da questi numeri? Prendendo come riferimento il BTp di durata simile e con cedola fissa, quello che scade nel maggio del 2025 (ISIN: IT0005327306), notiamo come questo offrisse quel giorno un rendimento lordo dello 0,45%, sostanzialmente in linea con quello della tranche emessa.

La differenza tra i due bond rispecchia le aspettative del mercato sui tassi Euribor. Se acquisto il CcT-Eu con un rendimento dello 0,47% e con scadenza simile a quella del BTp con cedola fissa e rendimento dello 0,45%, significa che ritengo i due rendimenti offerti equivalenti, in quanto mi aspetto che l’Euribor a 6 mesi mediamente da qui ai prossimi 5 anni si attesti al -0,02% (0,47 – 0,02% = 0,45%). Se mi aspettassi un Euribor, per ipotesi, dello 0,50%, il rendimento del CcT-Eu che mi equivarrebbe a quello del BTp sarebbe del -0,05%, perché quest’ultimo, sommato al tasso atteso, mi esiterebbe esattamente il rendimento dell’altro bond.

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Si “raffreddano” le aspettative sui tassi

Questo significa anche, quindi, che il mercato si attende per il medio-lungo periodo una certa risalita dei tassi di mercato nell’Eurozona, ma non in misura drastica, tant’è che l’Euribor a 6 mesi resterebbe mediamente in area leggermente negativa, nella quale è caduto da oltre 4 anni a questa parte per via dell’abbondante liquidità disponibile nell’area, anche in conseguenza della politica monetaria ultra-espansiva della BCE.

Per lo stato italiano, così come per le imprese e le stesse famiglie indebitate con mutui a tassi variabili, si tratta di una bella notizia. Nemmeno nei prossimi anni, infatti, i tassi diverrebbero cari, almeno stando alle previsioni di chi con il denaro ci lavora quotidianamente e che, comunque, non è detto che non vengano sconfessate dalla realtà.

All’inizio di quest’anno, il CcT-Eu rendeva lo 0,58% contro lo 0,72% del BTp maggio 2025, ben 14 punti base in meno, segno che il mercato allora si attendesse un Euribor a 6 mesi mediamente positivo dello 0,14% nei 5 anni successivi. Evidentemente, si sono abbassate proprio le aspettative sui tassi di mercato, anche perché nel frattempo la congiuntura internazionale sembra essersi indebolita per effetto del Coronavirus, il cui impatto sull’economia cinese rischia di rivelarsi molto duro. Anche con riferimento ai BTp-i, abbiamo notato nei giorni scorsi aspettative piuttosto deboli sull’inflazione a lungo termine, che confermano quanto appena esposto sui tassi, dato che i due si legano.

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