El Salvador da mesi è osservato speciale sui mercati per il crescente timore di default tra gli investitori. I suoi bond in dollari sono crollati di prezzo a livelli infimi. Il trend estremamente negativo è partito nella primavera dello scorso anno, quasi in coincidenza con l’annuncio del presidente Nayib Bukele che Bitcoin sarebbe diventato “valuta legale”. Cosa che avvenne a partire dal mese di settembre successivo. Ma questa settimana, il capo dello stato quarantenne ha annunciato su Twitter che invierà due proposte di legge al Congresso, al fine di destinare 1,6 miliardi di dollari al riacquisto delle obbligazioni sovrane.

Il riferimento è al bond con scadenza nel gennaio 2023 e a quello nel 2025. Entrambi ammontano d’importo pari a 800 milioni.

Il bond in dollari con scadenza nel gennaio prossimo è risalito di prezzo dai 63 centesimi a cui si era schiantato a luglio ai 75 centesimi di ieri. Spettacolare anche la risalita del bond in dollari 2025, che passa da 35 a circa 50 centesimi. Per quanto i rendimenti alla scadenza restino elevatissimi, il mercato ha reagito molto positivamente all’annuncio. Secondo Bukele, i riacquisti partiranno tra sei settimane.

Bond in dollari, ecco le modalità del buyback

OK, ma dove prenderà i soldi il governo per effettuare tali pagamenti? Il ministro dell’Economia, Alejandro Zelaya, ha dichiarato che gli 1,6 miliardi saranno ottenuti dai Diritti Speciali di Prelievo (DSP) del Fondo Monetario Internazionale e da 200 milioni presi in prestito dalla Banca Centro-Americana per l’Integrazione Economica. Gli acquisti avverranno ai prezzi di mercato. A questi livelli, il governo risparmierebbe qualcosa come 600 milioni di dollari, qualora tutti gli obbligazionisti vendessero i loro titoli anticipatamente.

Il boom dei bond in dollari non deve farci dimenticare, tuttavia, le cattive condizioni fiscali del paese centro-americano. Le sue riserve valutarie ammontano a soli 3,5 miliardi, a fronte di un deficit corrente nel primo trimestre di oltre 700 milioni.

Se non fosse per i DSP, El Salvador non disporrebbe di risorse sufficienti per provvedere forse neppure al pagamento del bond di gennaio prossimo alla scadenza data. E l’aumento dei DSP, avvenuto durante la pandemia, è un’operazione straordinaria, una ‘una tantum’ per sostenere finanziariamente proprio le economie emergenti.

Di fatto, non vi sarebbero più futuri pagamenti certi dei bond alla scadenza. A meno che il paese non trovi un accordo con il Fondo Monetario Internazionale sul rilascio di un prestito da 1 miliardo. L’istituto ad oggi si mostra contrario, tra l’altro citando Bitcoin come fonte di potenziale instabilità finanziaria per l’economia domestica. La “criptovaluta” ha inflitto perdite alla banca centrale salvadoregna per 57 milioni di dollari a causa del crollo delle quotazioni degli asset acquistati nell’ultimo anno.

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