Da qualche anno è entrata nel vocabolario della finanza mondiale l’espressione “rendimenti negativi”, un controsenso che riguarda al momento circa 10.000 miliardi di dollari di obbligazioni emesse, concentrate essenzialmente in Europa e Giappone. Rendimento negativo significa che chi acquista un bond “paga” chi lo emette, cioè chi presta denaro trasferisce ricchezza a chi s’indebita. E’ il mondo all’incontrario dell’era monetaria non convenzionale. L’eccesso di liquidità sui mercati ha spinto i prezzi così in alto, che i rendimenti sono prima crollati a zero e successivamente scesi sotto tale soglia, che s’ipotizzava essere invalicabile.

Bund a 2 anni ai minimi da novembre, nuovo taglio dei tassi BCE nell’aria?

Nell’Eurozona, la Germania vanta rendimenti negativi per scadenze fino ai 10 anni. Questo significa che Berlino sta rifinanziando il suo debito pubblico venendo pagata dai creditori. Per contro, implica che il mercato si mostra disposto a perdere denaro investendo nei Bund. Com’è possibile, considerato che nella stessa area vi siano i BTp ben più remunerativi e che offrono rendimenti positivi già dalla scadenza annuale?

In realtà, in molti casi si tratta di pura speculazione. Chi compra Bund riesce ugualmente a guadagnarci. Prendete l’Euribor a 3 mesi, che ancora sosta al -0,36%. Esso segnala che tra le banche nell’area ci si presta denaro a costi sottozero. In pratica, se una banca eroga 100.000 euro a un’altra, dopo 90 giorni se ne vedrà restituiti circa 99.910 euro. Chi aveva preso denaro in prestito, quindi, ci ha guadagnato 90 euro. Dunque, con questi soldi sarebbe nelle condizioni di investire in Bund con rendimenti superiori al tasso passivo, quali sarebbero le scadenze dagli 8 anni insù. Attenzione, qui stiamo parlando di investitori istituzionali che hanno accesso alla liquidità a tassi sottozero, cosa impossibile per un privato. Provate ad andare in banca a chiedere un prestito e verificate per credere!

La stabilità dei Bund è una garanzia

Se, ad esempio, puntasse sul Bund febbraio 2028, cedola 0,5%, otterrebbe un rendimento lordo del -0,23%.

Dunque, ricaverebbe un margine dello 0,13% (-0,36%/-0,23%). Sembra poco, ma su volumi elevati di denaro potrebbero fruttare qualcosa. In ogni caso, trattasi di un investimento a rischio di credito sostanzialmente nullo. C’è di più: man mano che passano i mesi, le scadenze si avvicinano, per cui aumentano di prezzo. Ad esempio, se compro un Bund a 3 anni, dopo 12 mesi diventa un biennale, per cui rende ancora di meno, ovvero sale ulteriormente di prezzo. Nel caso del Bund di cui sopra, basterebbe attendere sei mesi per spuntare, alle condizioni attuali, una quotazione di 106,2 contro i 106,1 spesi. Infatti, tanto prezza il Bund agosto 2027, cioè il titolo tedesco di soli 6 mesi più giovane.

Investire in Bund anche con rendimenti negativi? Ecco perché avrebbe senso

Poniamo di rivendere il bond dopo 6 mesi, appunto. I 100.000 investiti per acquistare 942,51 Bund a 9 anni (100.000/106,1) vengono rivenduti a 106,2, fruttando circa 100.094 euro, lo 0,094%. Un piccolo guadagno, certo, ma che è arrivato senza sostanzialmente fare nulla e per il semplice trascorrere del tempo. Se, poi, la curva dei tassi tedeschi si sgonfiasse ulteriormente, ancora meglio. Significherebbe spuntare prezzi più alti di quelli vigenti, anche a parità di scadenza. E da quando la BCE a marzo ha comunicato che per quest’anno non alzerà i tassi, segnalando di rimanere accomodante più a lungo di quanto previsto fino a poco tempo prima, i rendimenti negativi della Germania sono diventati ancora più appetibili.

Vi chiederete se non abbia più senso prendere a prestito denaro a tassi negativi per investirlo in BTp che rendono fino a decine di volte in più lungo l’intera curva. I margini di guadagno sarebbero molto più consistenti e anche giocando sull’effetto “roll”, cioè sull’automatico avvicinamento delle scadenze nel tempo, si farebbero molti più soldi.

Si pensi, ad esempio, che un BTp a 2 anni offre oggi lo 0,58%, un BoT a 12 mesi lo 0,17%. Quindi, basterebbe attendere un anno per spuntare lo 0,41%, anziché le miserie esitate dai bond tedeschi. Tutto vero, ma il nostro mercato sovrano si mostra volatile e questo rende il gioco poco allettante. La stabilità dei prezzi è fondamentale, affinché si riesca a guadagnare anche da rendimenti nulli o sottozero. Meglio, poi, se vi fossero aspettative rialziste, cosa che non può dirsi dei bond italiani, che passano dall’esplodere di rendimento al ritornare su livelli meno anomali, ma senza mai segnalare un trend positivo costante e certo per il prossimo futuro.

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