Se il futuro è verde, le banche non possono stare a guardare. E ieri, la spagnola Banco Bilbao Vizcaya Argentaria SA (BBVA) ha emesso il primo green bond del tipo “Additional Tier 1”, in gergo noto anche come “Contingent Convertible Bond”. Trattasi di obbligazioni convertibili su volontà dell’emittente per il caso in cui i ratios patrimoniali scendessero sotto i livelli prestabiliti. Nel dettaglio, l’importo collocato sul mercato è stato di 1 miliardo di euro e gli ordini sono stati pari a 2,75 miliardi, per cui la cedola fissa offerta è scesa dal 6,50% inizialmente previsto al 6%.

Questi titoli sono perpetui, cioè non hanno alcuna scadenza, sebbene possano essere richiamati tra 5 anni e mezzo, essendo stata fissata una prima data di ammortizzazione del capitale per il 15 gennaio 2026. Dovrebbero ricevere rating “Ba2” da Moody’s e “BB” da Fitch, sotto rispettivamente il giudizio di “A3” e “BBB+” assegnato all’emittente dalle due agenzie.

Non è il primo green bond di BBVA, bensì il terzo, dopo quello di aprile 2018 e di giugno 2019. Tuttavia, questo è anche un CoCo bond, vale a dire il più rischioso tra le obbligazioni bancarie, tant’è che vengono trattati come se fossero a metà tra debito e capitale di rischio. Il fatto che sia “verde” non cambia nulla sul piano della subordinazione, ma attiene a quello delle finalità. In effetti, i proventi raccolti fanno parte di un piano da 100 miliardi, che la banca spagnola intende mobilitare entro il 2025 a favore della finanza sostenibile. Essi finiranno a finanziare un portafoglio di attività eco-compatibili, già di 2,9 miliardi, per il 70% costruito nell’ultimo biennio.

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Le finalità green del bond

Probabile anche che questi proventi vengano impiegati per rimpiazzare i CoCo bond in scadenza nell’aprile dell’anno prossimo. Nei mesi scorsi, l’istituto aveva riferito a Bloomberg che avrebbe emesso titoli di questa tipologia per 1,5 miliardi di euro quest’anno, attraverso o un unico collocamento o due collocamenti minori.

Quindi, dovremmo attenderci una seconda emissione perpetua entro la fine del 2020.

Chi acquista queste obbligazioni si assume forti rischi. Anzitutto, potrebbero non essere mai rimborsate e il mancato esercizio della “call” nei primi mesi del 2019 da parte di un’altra spagnola – nello specifico, Santander – su un’obbligazione perpetua ha reso evidente che il capitale sia tutt’altro che sicuro. Per questo le cedole sono tipicamente elevate. Si consideri che un green bond sul mercato dell’Eurozona mediamente offre un tasso dell’1%, per cui qui siamo su livelli di remunerazione del capitale molto più elevati, proprio per le ragioni appena esposte.

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C’è anche il rischio di doversi sobbarcare grosse perdite per il caso di deterioramento patrimoniale dell’emittente. La conversione in azioni trasforma automaticamente il creditore in socio, cioè il credito diventa capitale di rischio a tutti gli effetti senza garanzie di reddito e si rimane esposti alla volatilità dei titoli sul mercato, per non parlare del fatto che la conversione avverrebbe certamente a prezzi penalizzanti, cioè le azioni verrebbero “acquistate” a valori superiori a quelli di mercato, infliggendo minusvalenze all’ormai ex obbligazionista. Resta il beneficio di inserire in portafoglio assets sempre più appetibili in un mondo finanziario che tiene a mostrarsi socialmente responsabile e sensibile ai temi ambientali. Il boom di emissioni di questo genere di bond negli ultimi anni lo dimostra.

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