Nuova tranche del Green Bond Next Generation EU. Ieri, l’emissione tramite il quarto collocamento sindacato di quest’anno per l’Unione Europea per un controvalore di 6 miliardi di euro. Altissime le richieste per 73 miliardi, oltre dodici volte l’importo offerto. Scadenza 4 febbraio 2048 e cedola 2,625% (ISIN: EU000A3K4DM9), questo titolo è già negoziato sul mercato secondario sin dalla scorsa estate. E’ stato prezzato a 87,93 centesimi, corrispondenti ad un rendimento lordo alla scadenza del 3,348%. Sul MoT di Borsa Italiana, ieri chiudeva sopra 89 centesimi e ad un rendimento del 3,27%.

L’esito del collocamento è risultato a premio di 68 punti base sul tasso “midswap” a 25 anni e di 98,8 punti rispetto al Bund di pari durata. Ad essersi occupati dell’emissione sono stati Bank of America, Deutsche Bank, JP Morgan, Nomura e Nordea in qualità di joint lead managers.

Con questa emissione, l’Unione Europea ha emesso Green Bond per 42,5 miliardi. Ricordiamo che il suo obiettivo è di finanziare il programma Next Generation EU da 750 miliardi per il 30% con emissioni verdi. E degli 80 miliardi di capitali da raccogliere sul mercato nella prima metà dell’anno, 39,4 miliardi risultano già incassati, pari al 49% dell’obiettivo. Sempre di questi 80 miliardi, 70 afferiscono al Next Generation EU e 10 al Macro-Financial Assistance a favore dell’Ucraina.

Green Bond penalizzato da scarsa liquidità scambi

Di recente, Bruxelles ha deciso di riunire sotto un’unica denominazione i titoli del debito emessi, così da aumentarne la liquidità degli scambi sui mercati e renderli più appetibili già in fase di emissione. Gli esperti della Commissione sostengono che questo sarebbe un passo importante per fare delle emissioni sovranazionali safe asset di riferimento per il continente.

Tornando al Green Bond, dal suo debutto dell’estate scorsa ha registrato forti oscillazioni di prezzo. Pensate che agli inizi di agosto la quotazione aveva superato 117 e che a marzo questa era scesa fin sotto 85 centesimi.

Rispetto ai massimi, un tonfo di quasi il 28%. La risalita nelle ultime settimane è dovuta al “fly to quality” che è avvenuto sui mercati a seguito della crisi bancaria.

Con la riapertura di ieri, del Green Bond 2048 vi è in circolazione un importo di 11 miliardi. Il problema sinora è stata la scarsa liquidità degli scambi, tant’è vero che dall’ammissione alla quotazione sul MoT questi non sono arrivati neppure a un valore di 850.000 euro. Molto basso anche il valore medio di ciascun contratto, di appena 10.000 euro. Sarebbe il segno che a comprare e vendere siano perlopiù piccoli investitori.

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