Banca Intesa Sanpaolo ha raccolto ieri 2,25 miliardi di euro con l’emissione di un Green Bond Senior Preferred in doppia tranche. Per l’istituto è stata la terza emissione in formato “verde” di quest’anno. Anch’essa è destinata a finanziare o rifinanziare le voci indicate nel Green, Social and Sustainability Bond Framework aziendale. Quanto alle due tranche, sono una di 3 e l’altra di 7 anni. Dunque, l’emittente si è concentrata su scadenze non di lunga durata.

Caratteristiche salienti della doppia tranche

Il Green Bond a 3 anni ha raccolto ordini per 2 miliardi e l’importo offerto è stato di 1 miliardo.

L’alta domanda ha consentito a Intesa Sanpaolo di ridurre il rendimento offerto di 25 punti base o 0,25% a premio di 90 punti base sul tasso “midswap”, che ieri viaggiava al 3,18%. Stacca cedola annuale lorda del 4%.

Per quanto riguarda il Green Bond a 7 anni, gli ordini attirati sono stati pari a quasi 3 miliardi contro gli 1,25 miliardi offerti. Anche in questo caso l’elevata domanda ha consentito all’emittente di ridurre il rendimento proposto dello 0,25% rispetto alla guidance iniziale. Esso è risultato pari a +195 punti base sopra il tasso “midswap”, che sempre ieri era al 2,95%. La cedola annua lorda staccata sarà del 4,875%.

Ad essersi occupate del collocamento sono state le seguenti banche, oltre alla Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo: BBVA, BNP Paribas, Commerzbank, HSBC, Santander e Société Générale.

Obbligazioni bancarie sotto osservazione

Le emissioni bancarie sono sotto le lenti del mercato in questi mesi. Negli Stati Uniti sono falliti tre istituti di credito in due mesi e in Svizzera è dovuto intervenire lo stato per salvare Credit Suisse, una delle banche più grandi al mondo. Il “bailout” elvetico ha azzerato i bond AT1, attirando i timori degli obbligazionisti per i titoli subordinati. Nello specifico, poi, non c’era stato neppure un previo azzeramento del capitale azionario.

Per quanto consentito dalla legislazione domestica, il fatto ha suscitato scalpore e malumori tra gli investitori.

Ma i due Green Bond di Intesa Sanpaolo non hanno niente a che vedere con le obbligazioni subordinate. Anzi, sono della tipologia Senior Preferred. La dicitura “senior” è legata alle emissioni ordinarie e con l’aggiunta di “preferred” compongono un quadro rassicurante per chi investe. Si tratta di titoli, infatti, che nel caso di “bail-in” saranno rimborsati con precedenza rispetto a tutti gli altri bond non garantiti (“unsecured”) e subordinati, oltre che alle azioni chiaramente.

Green Bond Intesa Sanpaolo con rischio di credito medio

Venendo al rendimento offerto, troviamo che la scadenza a 3 anni offre all’incirca 65 punti base o 0,65% sopra il BTp di pari durata. La scadenza a 7 anni offre, invece, un premio di quasi 95 punti base o 0,95% sul titolo di stato della medesima durata. Attenzione, però, alla diversa imposizione fiscale. I titoli di stato sono sottoposti ad aliquota del 12,50%, le obbligazioni private al 26%. Al netto della tassazione, quindi, troviamo che il premio offerto dal Green Bond a 3 anni sostanzialmente si azzera, mentre rimane di una quindicina di punti base (0,15%) per la tranche a 7 anni.

Stando alle agenzie di rating, il rischio di credito insito nelle obbligazioni Senior Preferred di Intesa sarebbe medio: BBB la valutazione di S&P e Fitch, Baa1 per Moody’s. Trattasi di livelli superiori a quelli assegnati ai titoli di stato italiani. Possiamo affermare, quindi, che i rendimenti non siano esaltanti di per sé, ma dato il rischio teoricamente contenuto appaiono sufficienti per ingolosire il mercato italiano.

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