Si è concluso nella giornata di mercoledì il collocamento sindacato del primo green bond del fondo sovrano saudita PIF (Public Investment Fund). Se ne parlava da settimane e finalmente il braccio finanziario del regno è passato ai fatti nello stesso giorno in cui l’OPEC decideva di tagliare la produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno dal mese di novembre. E poiché il fondo si alimenta con i proventi petroliferi e le quotazioni internazionali sono già risalite sull’annuncio, possiamo affermare che si sia trattato di una tempistica positiva per il collocamento.

E forse non sorprende che i rendimenti esitati siano stati inferiori alle previsioni iniziali.

Risultati collocamento multi-tranche

Il green bond era suddiviso in tre tranche. La prima a 5 anni è stata offerta per 1,25 miliardi di dollari e ha attirato ordini per 10,3 miliardi. La seconda a 10 anni è stata anch’essa di 1,25 miliardi, a fronte di ordini per 8,5 miliardi. Infine, la tranche a 100 anni da 500 milioni, per la quale sono arrivate richieste fino a 3,2 miliardi. In totale, un’emissione da 3 miliardi per 22 miliardi di ordini.

La tranche a 5 anni è stata piazzata sul mercato a un rendimento di 125 punti base sopra il T-bond di pari durata. Dato che questo chiudeva la seduta di mercoledì al 3,96%, deduciamo che il rendimento offerto sia in area 5,20%. Quanto alla tranche a 10 anni, +165 punti base sul T-bond. Dunque, rendimento al 5,40%. In entrambi i casi, l’esito è risultato essere dello 0,25% più basso rispetto alle aspettative.

E arriviamo alla tranche a 100 anni. Qualcuno l’ha definita “per cuori impavidi o folli”. Un pizzico di coraggio ci vuole per inserire in portafoglio un green bond così duraturo. Chiaramente, lo si acquista per speculare sul prezzo nel corso degli anni futuri. Nessuno può ambire a riscuoterlo alla scadenza. Semmai, a farlo riscuotere agli eredi. Le attese erano per un rendimento compreso tra il 7% e il 7,25%.

Alla fine, esso è stato del 6,70%. La cedola resta assai interessante, dato che ogni anno l’obbligazionista incasserebbe un flusso di redditi lordo più che triplo rispetto al target d’inflazione delle principali banche centrali nel mondo.

Green bond per decarbonizzare il regno saudita

Il green bond servirà a PIF per contribuire alla decarbonizzazione in Arabia Saudita. Il fondo gestisce asset per oltre 600 miliardi di dollari e punta a 1.000 miliardi entro il 2025. Da qui al 2026, dovrà investire 10 miliardi in progetti ambientali. L’obiettivo del regno è di tendere ad emissioni nette zero di CO2 entro il 2060, circa un decennio di ritardo rispetto alle principali economie. D’altra parte, l’agenda del principe ereditario Mohammed bin Salman vuole che l’economia saudita sia sganciata dalla dipendenza verso il petrolio già entro la fine di questo decennio.

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