E anche Ferrovie dello stato viaggiano sul mercato dei green bond. Dopo avere aggiornato il Green Bond Framework nello scorso mese di giugno, la società che gestisce i binari sulla quasi totalità della rete italiana ha emesso un’obbligazione “verde” per l’importo più alto di sempre: 1,1 miliardi di euro. Lo ha fatto con una scadenza di quasi 5 anni (14 aprile 2027) e offrendo agli investitori una cedola fissa lorda del 3,75%, a fronte di un prezzo di emissione di 99,616 centesimi (ISIN: XS2532681074).

Pertanto, il pricing ha determinato un rendimento del 3,847%, pari a 158,5 punti base sopra il tasso “mid swap”. Gli ordini hanno ammontato a 2,1 miliardi e sono arrivati da oltre 150 investitori, di cui il 67% stranieri. La quota di investitori ESG è stata del 65%.

Green bond Fs inadatto al canale retail

I proventi del green bond saranno utilizzati da Fs per l’acquisto di nuovi treni, così come anche per la manutenzione del materiale rotabile di Trenitalia e, infine, per il completamento dei lavori per l’alta velocità Torino-Milano-Napoli. C’è un “ma” in questa operazione: il taglio minimo è stato fissato in 100.000 euro. Questo taglia le gambe alla stragrande maggioranza, per non dire alla quasi totalità, degli investitori retail. In altre parole, il green bond Fs è rivolto essenzialmente al mercato istituzionale (banche, fondi, assicurazioni, ecc.).

In ragione di quanto appena detto, si capisce perché l’emittente non abbia previsto, almeno per il primo periodo, di quotare il green bond su alcun mercato secondario. Le negoziazioni avverranno OTC, cioè sui canali informali. Questo rappresenta un ulteriore limite per i privati, in quanto l’assenza di un mercato regolamentato per gli scambi accresce notevolmente il rischio di liquidità. Infatti, potrebbe risultare molto complicato disinvestire prima della scadenza. Quando ciò accade, i prezzi tendono a subire una certa volatilità.

Corsa alle emissioni

Negli ultimi giorni, sul mercato obbligazionario italiano stiamo assistendo a una vera pioggia di emissioni.

La tempistica non sembra causale. Il rialzo dei tassi BCE in corso spinge società e banche ad affrettarsi per spuntare rendimenti più bassi di quelli che verosimilmente sarebbero ottenuti tra qualche mese. Probabile che stia incidendo anche la scadenza elettorale. Quanto accadrà dopo il 25 settembre resta in parte ignoto, specie per quanto riguarda la possibile reazione dei mercati.

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