L’impennata dei costi di emissione sta frenando nell’ultimo anno anche il mercato dei Green Bond. I titoli obbligazionari con finalità ambientali nell’utilizzo dei proventi hanno smesso, almeno per il momento, di crescere in termino di emissioni. Lo scorso anno, la Banca Mondiale ne emise uno in real brasiliani per 425 milioni, pari a un controvalore in euro di 72 milioni al tasso di cambio di inizio febbraio del 2022. Cedola lorda annuale del 9,50% e scadenza 9 febbraio 2029 (ISIN: XS2439224705). Andiamo a verificare il rendimento effettivo offerto dal titolo in questi quattordici mesi scarsi, dalla data di quotazione sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana ad oggi.

Il lotto minimo acquistabile del Green Bond è fissato in 5.000 real. Al cambio di inizio quotazione, corrispondeva a quasi 850 euro. Tuttavia, il prezzo di acquisto superava di poco i 95 centesimi. Pertanto, l’esborso a carico dell’investitore fu di poco superiore agli 806 euro. Se lo rivendessimo oggi, il Green Bond prezzerebbe 97 centesimi, cioè 4.850 real. Nel frattempo, l’euro contro la valuta brasiliana si è un po’ deprezzato. Il tasso di cambio è sceso sotto 5,50, per cui il lotto minimo ci farebbe incassare sopra 883 euro.

Green bond redditizio tra capitale e super-cedola

E poi ci sono le cedole? In data 9 febbraio 2023, il Green Bond ha staccato un tasso lordo del 9,5% rispetto al capitale nominale, qualcosa come 475 real. Al cambio vigente quel giorno, più di 85 euro. E da allora fino ad oggi, avremmo maturato un rateo attivo pari a 69 real, circa 12,55 euro. In totale, tra capitale e cedole l’investimento ci avrebbe fruttato più di 980 euro, cioè intorno al 21,5% sopra l’esborso effettuato meno di quattordici mesi fa. Il rendimento netto dell’operazione sarebbe stato, dunque, di poco inferiore al 19%.

Sono stati tre i fattori che hanno inciso favorevolmente sul nostro investimento. Il primo riguarda la quotazione del Green Bond, che ha retto ai crolli del mercato obbligazionario dell’ultimo anno grazie all’alta cedola fissata dalla Banca Mondiale in fase di emissione.

Il secondo ha a che fare proprio con l’alta cedola e il terzo con il tasso di cambio. Il real brasiliano ha esibito una buona performance per effetto del boom dei prezzi delle materie prime, di cui l’economia sudamericana è esportatrice. Pertanto, il capitale non si è svalutato e, anzi, si è apprezzato. Nel frattempo, l’obbligazionista ha potuto confidare anche sull’alta cedola. Il rendimento effettivo è così salito nei dintorni del 20%.

[email protected]