Nuova interessante emissione tramite collocamento sindacato sui mercati obbligazionari questa settimana. Il Tesoro britannico ha battezzato un Gilt “index linked” con scadenza 22 marzo 2073 e cedola reale dello 0,125% (ISIN: GB00BM8Z2W66). Ha raccolto ordini per più di 17,5 miliardi di sterline, a fronte degli 1,1 miliardi offerti. Grazie a questa elevata domanda, il rendimento spuntato è stato il più basso di sempre per un titolo indicizzato all’inflazione di Sua Maestà: -2,3883% reale, cioè al di sotto dell’inflazione retail a cui è agganciato il titolo, di per sé diverso dall’indice dei prezzi monitorato dalla Banca d’Inghilterra.

Il rendimento del Gilt 2073 è stato anche di 3,5 punti base inferiore a quello vigente sul mercato secondario per un altro indicizzato, vale a dire il Gilt 2068. Al momento, si tratta del titolo sovrano più longevo in circolazione a Londra. Tuttavia, la scadenza del marzo 2068 debuttò con una durata residua maggiore nel 2013: 55 anni.

Gilt 2073, corsa ai bond indicizzati

Il successo dei Gilt indicizzati è dovuto all’abbondante domanda tra i fondi pensione britannici, in particolare, desiderosi da un lato di inserire in portafoglio bond longevi, dall’altro di proteggere i capitali dei clienti dall’inflazione. A ottobre, l’indice dell’inflazione retail nel Regno Unito è salito al 6%, nettamente superiore al 4,2% segnalato dall’indice ufficiale dei prezzi al consumo e ai massimi da 30 anni. Immesso sul mercato a una quotazione di 356,20 sterline, già ieri saliva in area 363 sterline, apprezzandosi in poche ore di circa il 2%. E’ la conferma di quanta fame di bond indicizzati ci sia al momento tra gli investitori.

Essendo titoli denominati in sterline inglesi, presentano un rischio di cambio per gli investitori dell’Eurozona. Fatto presente ciò, questi avrebbero modo di accrescere il rendimento del loro portafoglio nel caso in cui l’inflazione britannica risultasse superiore a quella dell’Eurozona. In questo caso, la cedola staccata dal Tesoro di Londra sul Gilt 2073 sarebbe elevata e superiore alla perdita del potere d’acquisto vissuta in patria.

Chiaramente, questo trend alla lunga si ripercuoterebbe negativamente sulla sterlina, portando all’indebolimento del suo cambio contro l’euro e finendo per penalizzare l’investimento. Ecco perché servono prudenza e un’analisi attenta dell’investimento.

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