Seduta leggermente favorevole ai titoli di stato italiani quella di oggi. Lo spread decennale stringe attorno ai 185 punti base e il rendimento del BTp a 10 anni scende sotto il 4,30%. Non si registrano grosse novità sui mercati finanziari rispetto al venerdì scorso, quando la consigliera esecutiva della Banca Centrale Europea (BCE), Isabel Schnabel, aveva paventato un rialzo dei tassi d’interesse più drastico delle previsioni. Continua lo scontro a distanza tra “falchi” e “colombe” a Francoforte, che per il momento ha quale unico effetto di disorientare gli investitori.

Il BTp a 10 anni catalizza sempre più l’attenzione delle famiglie italiane, che negli ultimi mesi hanno aumentato le esposizioni verso il debito pubblico. Il bond ha offerto in media il 4,16% quest’anno. Il “benchmark” è diventato da alcune settimane la scadenza 1 maggio 2033 e cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128). A metà seduta, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana esibiva una quotazione di quasi 101,30. In media, da inizio anno ad oggi questa si è attestata a 101,86. Dunque, non siamo lontani dalla media, mentre lo siamo dai massimi dell’anno toccati il 18 gennaio scorso a 104,78 a fine seduta. Quel giorno, il rendimento decennale scese al minimo del 3,74%.

Di questo BTp a 10 anni in circolazione ve ne sono per 10,95 miliardi di euro. Dalla sua prima emissione nell’ottobre scorso, sul mercato secondario sono stati realizzati scambi per oltre 2,5 miliardi di euro. Il contratto medio è stato di poco superiore ai 36.000 euro. Si tratta, com’è ovvio che sia per un “benchmark”, di negoziazioni sostenute. Insomma, c’è una certa liquidità. E l’interesse verso questo bond sta salendo. Venerdì scorso, mentre il rendimento s’impennava sopra la soglia del 4,30%, i contratti conclusi schizzavano a 1.938 per un controvalore di 60 milioni. La media scendeva, però, dai 37.750 euro del giorno precedente a 30.960 euro.

Crescono scambi di BTp a 10 anni

Nel mese di febbraio, vi sono stati altri due picchi per le negoziazioni del BTp a 10 anni.

Giorno 6 vennero conclusi contratti per 86 milioni di valore e giorno 2 per 91 milioni. Tuttavia, la media fu in entrambi i casi molto superiore al dato di venerdì 17: rispettivamente di 60.465 e 94.091 euro. L’abbassamento del valore medio ci segnalerebbe che gli scambi stiano riguardando perlopiù investitori individuali, vale a dire famiglie. Essi sono soliti impiegare una liquidità contenuta rispetto alle masse smosse da banche, assicurazioni, fondi, ecc.

Le date non sembrano casuali. I picchi dell’interesse verso il BTp a 10 anni si hanno in coincidenza o con il crollo dei rendimenti (giorno 2) o con il boom di questi (giorno 6 e, soprattutto, 17). In effetti, quando i rendimenti vanno giù, a salire sono i prezzi. Molti entrano sul mercato per ragioni speculative, ossia per sperare in ulteriori rincari a breve. Viceversa, quando i prezzi crollano e i rendimenti salgono conviene acquistare o per inserire in portafoglio un bond redditizio o per rivenderlo a quotazioni più alte.

Nelle prossime settimane assisteremo con ogni probabilità a un saliscendi tipico delle montagne russe. Il BTp a 10 anni risentirà delle voci di ulteriori rialzi dei tassi BCE non ancora scontati ed eventualmente anche di future mosse meno restrittive di politica monetaria. A Francoforte non hanno le idee chiare su dove arriveranno i tassi e per quanto tempo resteranno a quel livello prima di essere tagliati. Lo scopriremo sulla base dei dati macro, inflazione in testa.

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