Anche Enel, al pari di Telecom Italia, si appresta a collocare bond a lunga scadenza. Con la recente approvazione dei dati del primo trimestre, il Cda aveva ufficialmente dato l’autorizzazione all’emissione dei bond ibridi fino a 5 miliardi di euro, come era stato ipotizzato in occasione del piano industriale, fino a 5 miliardi di euro entro la fine del prossimo anno. Conferma di ciò è giunta dall’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, che a margine dell’assemblea di Confindustria ha detto che un’emissione potrebbe essere varata entro l’estate.

Più precisamente, fonti bancarie riferiscono a Reuters della prima metà di giugno.

 

Obbligazioni ibride Enel per 2 miliardi in diverse valute

 

enelfin

Sulla consistenza del bond ibrido Enel 60 anni (la durata ritenuta più probabile) si ipotizza una prima emissione in più valute (euro, dollaro e sterlina inglese) per 1,5-2 miliardi complessivi con rendimento massimo del 6% e possibilità di richiamo dopo 5 o 10 anni (call redemption). Dipenderà dal sentiment di mercato. Il percorso prima di arrivare a questo tipo di emissioni è lungo e complesso – osserva un analista – e passa attraverso adempimenti formali, road show di presentazione presso le principali piazze, oltre ovviamente alla verifica delle condizioni del mercato. Tuttavia, pare che Enel abbia già avviato i contatti con una ventina di banche per iniziare a sondare il terreno presso i maggiori investitori e iniziare a presentare nei prossimi giorni l’operazione alla comunità finanziaria londinese. L’operazione è delicata poiché i bond ibridi rappresentano un costo maggiore per l’emittente, ma risultano comunque ben più convenienti rispetto alla perdita di valore dei bond esistenti nel caso di un declassamento. In base alle quotazioni attuali sul mercato, un bond ibrido Enel potrebbe avere un rendimento attorno al 5,25%-5,75%, leggermente superiore all’attuale costo medio del debito che è del 5%. L’unico metro di paragone, al momento, è l’obbligazione quotata Enel Finance International da 1,4 miliardi di sterline (XS0452187320) emessa nel 2009 che rende il 6,12% (vedi grafico) a cui il nuovo bond ibrido potrebbe allinearsi, almeno per quanto concerne la parte in valuta inglese.

Il bond Enel, invece, che farebbe da riferimento per una eventuale call a 5 anni, è il 4,785% 2018 emesso per 2,5 miliardi che quota oggi con uno spread sullo swap a 180 punti. Invece come riferimento per la call al decimo anno, è il bond Enel 4,875% 2023, con uno spread a 190 punti. Tutte valutazioni che lasciano un po’ il tempo che trovano alla vigilia di un collocamento ibrido, maggiormente soggetto alla volatilità dei prezzi in caso di turbolenze finanziarie. Proprio per questa sua particolarità il bond ibrido è stato spesso utilizzato da banche o da emittenti europei di paesi più solidi, mentre in Italia, l’unico caso di ibrido corporate, finora è stato  quello di Telecom Italia che ha collocato 750 milioni lo scorso marzo. Enel ha rating BBB+ da S&P’s e Fitch e Baa2 da Moody’s, tutti con outlook negativi ma ancora lontani dal livello di non-investment grade, osserva una fonte Reuters.

 

Bond ibridi per indebitare ulteriormente Enel evitando l’aumento di capitale

 

Conti-Fulvio

L’operazione, ancora in fase di studio e che potrebbe essere fatta su più tranches – osserva Paolo Bruseghini di Credit Suisse – non piace in partenza poiché si capisce che si va a indebitare a tassi superiori alla media una società che in questo momento ha bisogno di ridurre il debito, non di aumentarlo. In realtà lo scopo del lancio della nuova obbligazione serve a garantire il flusso dei dividendi ai soci, in particolare al Tesoro, senza compromettere il controllo della società attraverso un aumento di capitale. La decisione di percorrere la strada dell’emissione ibrida – prosegue Bruseghini – viene solitamente scelta da emittenti finanziari (raramente da società corporate) come alternativa, per diversi aspetti più conveniente, di un aumento di capitale, come ci sarebbe bisogno visti i pessimi risultati economici del primo trimestre del 2013.

L’utile netto di Enel al 31 marzo è infatti calato del 26,2% a 852 milioni di euro. Sui conti del colosso elettrico hanno pesato essenzialmente le difficili condizioni di mercato in Italia e Spagna. L’Ebitda del primo trimestre del 2013, pari a 4,08 miliardi, ha segnato una contrazione di 180 milioni rispetto all’analogo periodo del 2012. I ricavi sono scesi dell’1,5% a 20,88 miliardi. Le vendite di energia elettrica sono calate nei primi tre mesi di quest’anno del 7,1% a 76,7 TWh, mentre le vendite di gas sono ammontate a 3,4 miliardi di metri cubi e sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto al primo trimestre del 2012. L’indebitamento finanziario netto è aumentato rispetto alla fine del 2012 di 342 milioni a 43,29 miliardi.

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