E’ stato un anno particolarmente positivo il 2019 per il mercato sovrano in Egitto, sia per i bond denominati in valute forti straniere, sia per quelli domestici. La curva delle scadenze si è di molto sgonfiata, con il rendimento a 10 anni ad essere imploso dal 18% al 13,70% e quello a 2 anni dal 19,30% al 14,24%. Nel frattempo, la lira egiziana ha messo a segno un rialzo dell’11% contro il dollaro, accentuando i guadagni degli investitori stranieri. Molto bene anche i titoli emessi in valute straniere.

Il bond in dollari con scadenza giugno 2025 e cedola 5,875% (ISIN: US03846JW222) si è apprezzato del 17%; quello in euro aprile 2031 e cedola 6,3750% (ISIN: XS1980255936) ha guadagnato circa l’8% dal mese di aprile, quando è stato emesso; infine, il titolo in dollari aprile 2040 e cedola 6,875% (ISIN: XS0505478684) si è impennato del 25%.

Grazie a questi numeri, Il Cairo sta prendendo fiducia e ha annunciato un calendario fitto di aste con riferimento ai bond in valuta locale e per il primo trimestre del 2020, l’ultimo dell’anno fiscale 2019/2020. Sarà emesso complessivamente debito per un valore di 547 miliardi di lire egiziane, pari a circa 30,5 miliardi di euro. Trattasi di un record per il mercato sovrano domestico, che verrà segnato attraverso 78 collocamenti, essenzialmente destinati alle scadenze brevi (52). In effetti, la banca centrale emetterà per conto del governo trimestrali per 52 miliardi, semestrali per 130 miliardi, titoli a 9 mesi per 136,5 miliardi e annuali per 136,5 miliardi. Per i restanti 102 miliardi si punterà sui titoli a medio-lungo termine, che ai dati relativi all’agosto scorso compongono solamente il 40% dell’intero debito pubblico contratto in titoli di stato.

Questo è probabilmente il punto più vulnerabile del mercato sovrano egiziano: l’eccessiva concentrazione sulle brevi scadenze, anche perché gli investitori non si mostrano disponibili a prestare denaro a Il Cairo per un lungo periodo, scontando diversi rischi, tra cui di credito e l’alta inflazione domestica.

Si consideri anche l’alto deficit fiscale cronico, che il governo sta cercando di ridurre con lentezza e grandi difficoltà. Nell’insieme, un quadro che depone a favore di molte cautele se si punta a investire su questi bond emergenti, sebbene l’appeal speculativo rimanga elevato, scontando un taglio dei tassi vigoroso per i prossimi mesi. Il costo del denaro è stato abbassato al 12,25% a novembre, ma l’inflazione quel mese si è attestato al 3,6%, offrendo grossi margini di manovra alla banca centrale.

Investire in obbligazioni dell’Egitto, pro e contro dopo il taglio dei tassi

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