Il ministro dell’Economia, Maria Luisa Hayem Brevé, ha presentato una proposta di legge in Parlamento per regolare l’emissione delle prime obbligazioni di stato digitali. Si tratta dei famosi Bitcoin bond cosiddetti “vulcano”, un’idea lanciata dal presidente Nayib Bukele un anno fa e che si sarebbe dovuta concretizzare nei primi mesi di quest’anno. Di rinvio in rinvio, sembrava che il paese centramericano avesse abbandonato la suggestione. Oltre al crollo delle criptovalute nell’ultimo anno, c’è anche il serio rischio di un default sovrano a gennaio.

Dovrà essere rimborsato un bond per 800 milioni di dollari e il cui rendimento annualizzato si aggira intorno al 100%.

La prima tranche dei Bitcoin bond sarebbe di 1 miliardo di dollari (10 miliardi in 10 tranche annuali) e riguarderebbe una scadenza decennale. Metà dell’incasso sarebbe utilizzato dal governo per l’acquisto di Bitcoin e l’altra metà sarebbe investita per la costruzione di Bitcoin City, un’area alle pendici del vulcano – da cui il nome – in cui i residenti non pagherebbero alcuna imposta, salvo l’IVA al 10%.

Criticità dei Bitcoin bond

I Bitcoin bond offrirebbero agli investitori un rendimento del 6,5% all’anno. Inoltre, riceverebbero il 50% delle plusvalenze realizzate dallo stato con la monetizzazione dei Bitcoin acquistato. Infine, potrebbero richiedere la cittadinanza in tempi veloci. Condizioni apparentemente di favore, se non fosse che il bond a 10 anni offre ormai un rendimento del 27%. Questo significa che i Bitcoin bond offrirebbero in partenza una remunerazione troppo bassa, dato il rischio sovrano scontato dal mercato. Le quotazioni dei Bitcoin dovrebbero correre alla media del 40% all’anno per il prossimo decennio, al fine di pareggiare almeno il rendimento esitato dai titoli di stato ordinari di El Salvador.

Ad occhio e croce, i Bitcoin dovrebbero valere sui 480.000 dollari tra dieci anni per giustificare l’investimento. E l’emissione dei Bitcoin bond stessi aumenterebbero il rischio sovrano, dato che salirebbe la massa debitoria in un paese con un PIL sotto i 30 miliardi.

A questo punto, non è facile capire se il presidente si stia ostinando a credere nel progetto o se vi stia puntando per disperazione. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) non si mostra disposto a erogare aiuti al paese se non sarà ritirata la legislazione che ha introdotto dal settembre 2021 i Bitcoin come valuta legale.

Insomma, il cane che si morde la coda. Più El Salvador punta sui Bitcoin bond e più si allontana un accordo con l’FMI per evitare il default. E in assenza di aiuti esterni, maggiore l’ostinazione di Bukele nel cercare di raccogliere capitali sui mercati con un’emissione digitale. Un paio di settimane fa, lo stesso ha dovuto smentire che la banca centrale fosse esposta nei confronti della fallita FTX. Le tensioni sul mercato delle criptovalute sta ripercuotendosi negativamente sulla percezione che gli investitori hanno sul debito salvadoregno.

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