All’indomani del salvataggio pubblico delle due banche americane fallite, le borse europee cercano di riprendere fiato, pur gravate dalle vendite. Milano è stata maglia nera ieri con perdite superiori al 4%. Non aiuta il fatto che i titoli finanziari pesino relativamente di più sui listini di Piazza Affari, dato che banche, assicurazioni e fondi domestici posseggono oltre 1.000 miliardi di debito pubblico nazionale. Intanto, lo spread è risalito nettamente, pur restando sotto i livelli di guardia. In apertura, il differenziale di rendimento sul tratto a dieci anni si era portato a 196 punti base o 1,96%.

Mentre scriviamo, si aggira sui 193 punti. Nel dettaglio, il BTp a 10 anni offre al momento il 4,20% contro il 2,28% del Bund.

Senza dubbio, la risalita dello spread sta coincidendo con la caduta dei rendimenti nell’Area Euro. In effetti, agli inizi di marzo il decennale italiano offriva fino al 4,63%. Tuttavia, la discesa è stata più marcata per i titoli di stato tedeschi, premiati nelle ultime sedute dalla corsa ai safe asset tra gli investitori. Ma non dobbiamo guardare solo al tratto decennale per capire cosa stia accadendo sui mercati. C’è la scadenza a due anni, molto importante ai fini della valutazione del rischio di rifinanziamento a medio-breve termine.

Spread su anche sul tratto medio-breve

Ebbene, questa mattina il BTp a 2 anni rende il 3,39% contro il 2,63 del Bund di pari durata. Lo spread risulta superiore ai 75 punti, in netto rialzo dai meno di 55 di appena una settimana fa. Ciò denota che il mercato stia scontando un maggiore rischio di credito per l’Italia, seppure sempre entro i livelli di guardia. Questo è il tratto della curva forse più monitorato dai funzionari della Banca Centrale Europea (BCE) per capire quali siano i rischi effettivi per questo o quel debito pubblico.

Dobbiamo tenere conto del fatto che il rendimento del Bund a 2 anni sia sceso sotto il tasso di riferimento fissato dalla BCE al 3%.

Così come sta accadendo negli Stati Uniti, il mercato starebbe segnalando di attendersi misure di politica monetaria espansive e non restrittive come fino a qualche giorno fa. In pratica, adesso le grandi banche centrali si trovano davanti alle rispettive curve delle scadenze. Un segnale recessivo, se vogliamo. Certamente, se non siamo ancora giunti alla fine del rialzo dei tassi, stiamo avviandoci alla conclusione del ciclo restrittivo.

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