Mancano due settimane al prossimo board della BCE, che si terrà giorno 21 luglio. In quella data, sarà deciso il primo rialzo dei tassi dal 2011. Inoltre, saranno svelati i dettagli tecnici del nuovo scudo anti-spread. Annunciato al board straordinario di giugno, è allo studio in queste settimane. Tra i funzionari e i governatori, tuttavia, non esiste unanimità di vedute sul tipo di piano da allestire. E ha fatto sentire la sua voce in questi giorni anche Joachim Nagel, governatore della Bundesbank, la banca centrale tedesca, la più potente dell’Eurozona.

Intervenendo a un convegno, l’uomo ha fissato ben sei paletti per garantire il suo assenso. Tre sono precondizioni essenziali per giungere all’attivazione, mentre gli altri tre sono considerazioni tecniche sull’eventuale implementazione.

I paletti pretesi dalla Bundesbank

In primis, Nagel sostiene che lo scudo anti-spread dovrà essere attivato solo quando esistessero elevati differenziali di rendimento tra i titoli di stato “ingiustificati sulla base dei fondamentali”. In altre parole, nessun automatismo d’intervento. Si passerebbe per una valutazione caso per caso. Domanda: chi stabilisce quali siano i livelli fair di spread per ciascun paese?

Secondo paletto: l’intervento dello scudo anti-spread dovrà realizzarsi solo se gli impulsi di politica monetaria non si trasmettessero. Terzo: i differenziali di rendimento devono minacciare la capacità della BCE di perseguire la stabilità dei prezzi.

E poi arriviamo ai paletti per così dire “tecnici”. L’attivazione dello scudo anti-spread non deve modificare l’orientamento della politica monetaria. Ergo, necessarie le misure di sterilizzazione degli eventuali eccessi di liquidità iniettata sui mercati. Il piano deve risultare compatibile con il mandato della BCE, ragione per cui lo stesso Nagel si chiede quale debba essere la differenza rispetto all’OMT già varato da Mario Draghi nel 2012. Infine, il meccanismo non deve disincentivare il mantenimento di politiche economiche sostenibili.

Scudo anti-spread quasi identico all’OMT?

Riassumendo o desiderata della Bundesbank, lo scudo anti-spread non dovrà essere automatico, né illimitato e meno che mai incondizionato.

Il problema è che questi paletti non lo renderebbero affatto uno scudo. Al contrario, rischiamo dopo il board di luglio una nuova fase di attacco speculativo contro i BTp. I mercati si sono dati una pausa nelle ultime settimane, restando in attesa di conoscere i dettagli del piano promesso dalla BCE.

Ma se la spuntassero i tedeschi, nessun sostegno reale e supplementare sarebbe offerto ai titoli di stato del Sud Europa. Francoforte avrebbe potuto, a quel punto, persino risparmiarsi di allestire un nuovo scudo anti-spread che avrebbe caratteristiche quasi identiche all’OMT in vigore da dieci anni e che nessun governo ha mai richiesto di attivare per non subire un danno reputazionale. Di fatto, tale soccorso equivarrebbe a un commissariamento ad opera di BCE e Commissione europea.

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