E’ boom di emissioni di obbligazioni negli USA, dove si moltiplicano le società che approfittano dei bassi rendimenti per rifinanziarsi sui mercati a costi inferiori. Le sole emissioni di titoli “BBB”, il segmento meno solido degli “investment grade” (IG), hanno ammontato a 167 miliardi di dollari a settembre, che al netto delle obbligazioni in scadenza rifinanziate restano 56 miliardi, segnalando comunque un aumento della massa debitoria delle imprese. E questo inizia a fare paura, perché se i corporate bond “BBB” continuassero a crescere troppo, il mercato rischierebbe di trovarsi in condizioni di scarsa liquidità tra qualche tempo.

Il segmento “BBB” giace appena sopra quello “high yield” (HY) o anche detto “spazzatura”. In totale, oggi i bond con rating IG valgono negli USA qualcosa come 5.000 miliardi di dollari, quelli “junk” sui 1.200 miliardi. E i titoli “BBB” ammontano a oltre il 50% del totale IG, circa tre volte i livelli del 2001. In un solo decennio, in valore assoluto sono aumentati di 2,2 volte a 2.500 miliardi, frutto di emissioni nette per 1.200 miliardi e di declassamenti dall’area “A” per 745 miliardi. Insomma, l’area a rischio di precipitare tra gli HY si è ingrossata un po’ troppo. Molti fondi d’investimento non possono detenere titoli con rating “non investment grade” e sono costretti persino a rivenderli prima della scadenza, qualora perdessero lo status IG.

Il mercato dei corporate bond è una bomba, qualità del credito alle imprese mai così scarsa

Il rischio di crollo per Wall Street

Cosa accadrebbe, se centinaia di miliardi di “BBB” diventassero HY a seguito di declassamenti ad opera delle agenzie di rating? Improvvisamente, sul mercato aumenterebbe il debito più rischioso, la cui domanda da parte degli investitori istituzionali sarebbe debole, in balia dei fondi speculativi. Il rischio per gli emittenti sarebbe di essere costretti a rifinanziare le scadenze a tassi molto più alti, di fatto perdendo l’accesso al mercato e magari finendo in default.

Scenario apocalittico? Forse. Molto dipenderà dalla congiuntura economica americana. Anzitutto, perché molti emittenti “BBB” dovrebbero essere declassati a “junk”? La risposta risiederebbe nello scenario recessivo da qui al medio termine, che sembrerebbe aggirarsi come uno spettro sempre più concreto negli USA dopo oltre 10 anni di crescita senza sosta. E la storia ci insegna che quando l’America va in crisi, a pagare il principale prezzo sono proprio le obbligazioni HY. Dunque, il vero rischio per le attuali “BBB” non sarebbe tanto e solo di essere declassate, bensì di subire da titoli “spazzatura” gli effetti nefasti della recessione.

Per contro, le società americane si mostrerebbero oggi più resilienti che in passato, grazie proprio ai bassi costi di indebitamento. Il loro debito vale circa 10.000 miliardi di dollari, quasi la metà del pil, appena un quarto del mix adottato dalle imprese per reperire capitali sul mercato, giù dal 25% degli anni Settanta. Nel caso in cui il debito diventasse più oneroso da rifinanziare, molte avrebbero modo di raccogliere capitali attraverso vie alternative, come la riduzione delle operazioni di “buyback” azionario e di M&A (fusioni e acquisizioni) e il taglio dei dividendi, anche se ciò implicherebbe accentuare i crolli che presumibilmente Wall Street accuserà con la crisi. In soldoni, il boom delle emissioni obbligazionarie rischia di essere pagato perlopiù dal comparto azionario ai primi venti di recessione.

Corporate bond “spazzatura” meno rischiosi grazie alla Fed e le scadenze si allungano 

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