Quando il governo Draghi cadde a causa della “non fiducia” ottenuta nel Senato due settimane fa, in tanti avevamo temuto l’arrivo delle cavallette. Lo spread ci avrebbe travolti nell’arco di pochi minuti, sarebbe esploso di seduta in seduta fino a costringere probabilmente la BCE ad intervenire per non minacciare la propria politica monetaria. Chi avrebbe comprato i titoli emessi da uno stato eternamente in crisi politica e senza una direzione chiara futura sui conti pubblici? Un bel problema per chi possiede debiti pari al 150% del PIL.

Si fa presto a cantare vittoria, ma ad oggi gli scenari più cupi non si sono materializzati. Certo, lo spread tra i BTp e i Bund a 10 anni resta altissimo, sopra i 230 punti base. Insieme alla Grecia, siamo di gran lunga il Paese con i rendimenti sovrani maggiori.

Ad ogni modo, stamattina il BTp a 10 anni offriva meno del 3,10%. Fino a qualche seduta fa, stava sopra 3,40%. A cosa è dovuto questo tracollo, ergo maxi-risalita dei prezzi? Il mercato sta tornando a comprare titoli di stato, anche italiani. Motivo? Non bellissimo: ha paura della recessione dell’economia. Negli USA, è conclamata. Il PIL americano è sceso già per due trimestri consecutivi. Nell’Eurozona, dovrebbe accadere nella seconda metà dell’anno, stretta tra inflazione alta e crisi energetica. Eppure, tra aprile e giugno ha segnato +0,7% sul periodo gennaio-marzo, molto meglio delle attese di un +0,2%.

PIL Italia restringe spread

E una volta tanto l’Italia non è la cenerentola dell’Area Euro. Il nostro PIL è cresciuto dell’1% nel primo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti, del 4,6% su base annua. In Germania, crescita congiunturale nulla e tendenziale dell’1,5%. In pratica, lo spread si è ristretto per il semplice fatto che l’economia italiana stia reagendo meglio all’impatto della guerra ucraina. Sorretta così come la Spagna dal boom del turismo – questa è la prima estate senza restrizioni anti-Covid dal 2019 – lo spettro della recessione per il momento si allontana, mentre a Berlino si avvicina a rapidi passi.

Poiché lo spread misura il grado di rischio sovrano rispetto a quello tedesco, scende. Infatti, i Credit Default Swaps a 5 anni per l’Italia oggi ripiegano a 162,30 punti dai 167,46 di venerdì. Sono piccoli segnali, ma che vanno nella giusta direzione. Dopodiché, non commettiamo l’errore di auto-esaltarci. Se la Germania cade in recessione, questione di tempo e la seguiremmo. Né le nubi su quanto accadrà a Roma dopo le elezioni del 25 settembre si sono diradate. Certo, bisogna ammettere che la temuta destra di Giorgia Meloni stia mostrandosi più rassicurante per i mercati del previsto. E anche questo starebbe contribuendo a rilassare gli animi. Atlantismo e prudenza fiscale non verrebbero meno con un suo governo.

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