L’Argentina uscirà presto dal default. I tango bond, le obbligazioni governative ristrutturare nel 2005 e 2010, finite in default tecnico lo scorso 31 luglio a seguito della decisione di un tribunale americano che aveva congelato i pagamenti degli interessi presso la Banca di New York Mellon, saranno “nazionalizzate”. Più precisamente, queste obbligazioni che soggiacciono alla legislazione americana, saranno “cambiate” con nuove obbligazioni che soggiaceranno alla legislazione argentina e conseguentemente il traffico dei pagamenti non avverrà più tramite la Banca di New York, ma attraverso la Nación Fideicomisos SA, società di gestione del Banco Nacional di Buenos Aires.

Così, ieri Cristina Kirchner, ha annunciato che un disegno di legge è stato inviato al Congresso per cambiare la giurisdizione dei bond “exchanged” e permettere di pagare direttamente in Argentina i detentori di titoli che hanno accettato i concambi del 2005 e 2010, tagliando fuori i fondi avvoltoi che pretendono il pagamento integrale delle obbligazioni non ristrutturate (holdouts) in forza di una sentenza emessa dal giudice americano Thomas Griesa.   Tempi brevi per lo swap sotto legislazione argentina   [fumettoforumright] Una volta approvata la legge (i tempi saranno brevi) gli obbligazionisti potranno chiedere, individualmente o collettivamente, un cambio di legislazione e giurisdizione dei loro bond, a garanzia dei pagamenti passati e futuri, come sempre ha assicurato Cristina Kirchner. Il ministro dell’Economia, dal canto suo, è autorizzato ad applicare lo swap per dei nuovi bond sotto la giurisdizione locale procedendo al contestuale riconoscimento degli interessi sui titoli attualmente in default tecnico e, in particolare, sulle obbligazioni in dollari Argentina 2033 le cui cedole sono rimaste incagliate presso la Banca di New York Mellon. La misura si rende necessaria – spiega Kirchner – per evitare che lo stallo nei pagamenti assuma dimensioni maggiori (a fine settembre è previsto il pagamento di interessi per oltre 150 milioni di dollari) e possa aggravare la situazione finanziaria del paese.
La decisione di cambiare giurisdizione per i tango bond – osservano gli analisti – cade in un momento in cui l’Argentina ha chiesto nuovamente al tribunale di New York di sbloccare i pagamenti nei confronti degli obbligazionisti “exhanged” in vista della prossima scadenza per il 30 settembre, in deroga a quanto stabilito dal giudice Thomas Griesa che li impedisce se prima l’Argentina non avrà pagato 1,6 miliardi di dollari agli hedge fund, i fondi speculativi, che non hanno accettato gli swap e hanno fatto causa all’ARgentina. L’udienza in merito è attesa per il 18 settembre, ma è evidente che l’Argentina sta mettendo pressione alle parti in causa.   Rimangono aperte le trattative con le banche   Nel frattempo continuano i negoziati fra un pool di banche internazionali (HSCB, Citigroup, Jp Morgan, Deutsche Banck) e i fondi avvoltoi per una soluzione privata della questione che solleverebbe l’Argentina dal default tecnico. Più precisamente – riporta il quotidiano argentino La Nacion – le banche avrebbero offerto ai principali fondi, Nml e Aurelius Capital, fra i 50 e gli 80 cents per dollaro in cambio delle obbligazioni e dei diritti ad un risarcimento pieno delle obbligazioni non swappate. Le banche, a loro volta, solleverebbero l’Argentina dal default tecnico, ma si riserverebbero poi il diritto a chiedere a Buenos Aires il risarcimento a 100 dei bond una volta scaduta la clausola Rufo (right upon future offer) a fine anno che obbligherebbe l’Argentina a corrispondere ai creditori “exchanged” migliori condizioni risarcitorie se altri creditori nel frattempo dovessero essere soddisfatti diversamente da quanto già avvenuto nel 2005 e 2010. Una bomba da oltre 100 miliardi di dollari, quattro volte le riserve dell’Argentina.   I tango bond in default rendono il 15%   Ma l’Argentina pare non abbia alcuna intenzione di rimborsare gli holdouts nemmeno dopo la scadenza della clausola Rufo. Tant’è che il prossimo anno si terranno le elezioni presidenziali e un atteggiamento distensivo nei confronti dei fondi avvoltoi rischia di penalizzare la presidenza Kirchener, anche se non è più candidabile.
Sul fronte dei rendimenti i titoli di Stato dell’Argentina sono stabili e il dollar bond con scadenza nel 2033 scambia a 80 centesimi sul dollaro con rendimento al 15%. Analoga situazione per il bond Argentina 8,75% 2017 che prezza intorno a 85, mentre sono più bassi i rendimenti delle obbligazioni emesse dalle province (Buenos Aires, Cordoba, Santa Fe, Mendoza, ecc.) esclusi dal default tecnico del paese. Gli analisti ritengono che le conseguenze economiche e politiche del default siano state leggere finora, quindi Kirchner non ha un grande incentivo a negoziare con gli holdouts. Tuttavia, il trascorrere tempo non depone a favore dello stallo nei pagamenti e anche i bondisti swappati potrebbero presto creare problemi se la questione non venisse risolta a breve.