Ennesimo record storico per il debito pubblico italiano nel mese di marzo, salito a 2.789,809 miliardi di euro. Si è trattato di un incremento di 17,84 miliardi rispetto a febbraio. Se, invece, il raffronto lo facessimo con il marzo dello scorso anno, la crescita sarebbe di ben 32,6 miliardi. Quindi, le passività a carico dei contribuenti negli ultimi dodici mesi sono salite al ritmo di 2,72 miliardi al mese, circa 89,3 milioni al giorno. In realtà, l’andamento è stato persino peggiore. Infatti, sempre a marzo di quest’anno il Tesoro ha ridotto le disponibilità liquide di 13,9 miliardi a 29,4 miliardi.

Ciò non è bastato a compensare il fabbisogno finanziario di 31,3 miliardi. Pensate che nel marzo dello scorso anno le scorte di liquidità erano di 66,2 miliardi più alte. Al netto di tali variazioni il debito pubblico italiano risulterebbe salito di 98,8 miliardi, cioè di 8,23 miliardi al mese e quasi 271 milioni al giorno.

Cosa sta succedendo di preciso? Il debito pubblico fu “gonfiato” nell’anno passato dal rastrellamento della liquidità sui mercati da parte del Tesoro, consapevole che i costi di emissione sarebbero saliti con l’aumento dei tassi d’interesse. In questi ultimi mesi, invece, gran parte di tale liquidità in eccesso è stata liberata per calmierare sia la crescita dello stock che dei costi di emissione. Tutto questo rientra nella gestione del debito da parte dello stato italiano, che non ha proprio nulla da invidiare a nessun altro stato al mondo sotto questo profilo.

Torna appetito per BTp tra investitori stranieri

Resta il fatto che il debito pubblico continua a lievitare. E questa non è certamente una buona notizia per i cittadini-contribuenti. Tuttavia, c’è stato anche un primo, timido segnale di ripresa per i titoli di stato italiani. Nel mese di febbraio, infatti, gli investitori stranieri hanno aumentato le loro esposizioni di 6,8 miliardi. Si è trattato del primo rialzo dopo un anno.

Di questa crescita, 3,9 miliardi sono legati alle maggiori detenzioni di BTp. Dunque, è risalito l’interesse per i bond tricolori, sebbene in termini percentuali la quota in mani straniere sia rimasta sostanzialmente invariata: 26,6% dal 26,5% di gennaio.

Altro dato rilevante riguarda, però, anche le detenzioni di titoli di stato italiani da parte dei residenti non istituzionali (famiglie): +8,5 miliardi a 217,1 miliardi. Complessivamente, la loro incidenza sfiora adesso il 10%. Un anno prima, era al 7,8%. Limitandoci, comunque, alle detenzioni dei titoli di stato, la quota risulta salita dal 5,3% al 7,8%. In valore assoluto, nei portafogli delle famiglie italiane ci sono +71,5 miliardi di euro investiti in bond nazionali. E questa cifra sembra destinata a salire con il mese di marzo, quando il canale retail ha fatto spazio ad altri 8,56 miliardi legati all’emissione del BTp Italia marzo 2028.

Debito pubblico italiano, con BTp Valore interesse retail ancora più alto?

A giugno, poi, ci sarà la prima emissione del BTp Valore. Questo titolo risponde all’esigenza dello stato di trovare nuovi acquirenti per i suoi titoli del debito pubblico in una fase complicata, tra aumenti dei tassi d’interesse, fine dei riacquisti dei bond da parte della Banca Centrale Europea e restituzione dei prestiti concessi alle banche a tassi negativi durante la pandemia (T-Ltro). La liquidità sui mercati è destinata a contrarsi nei prossimi mesi. Ciò accresce le pressioni sul debito pubblico italiano. D’altra parte, le stesse famiglie italiane non hanno dove investire a tassi anche minimamente degni di nota e a basso rischio di credito. Sui depositi bancari ancora ottengono in media uno zero virgola. Lo stato offre fino al 3,5% per scadenze fino ai 3-4 anni.

In definitiva, capiamo ancora meglio il lancio del BTp Valore alla luce dei numeri di cui sopra. Il debito pubblico italiano continua a crescere e così sarà fintantoché non fosse centrato il pareggio di bilancio, obiettivo per il momento remoto.

Viceversa, la domanda di titoli di stato si abbassa tra gli investitori istituzionali e il recupero di interesse tra gli stranieri a febbraio è una rondine che non fa primavera. Potrebbe consolidarsi solo dopo che Moody’s avrà confermato il rating sull’Italia il prossimo venerdì sera. Troppo alto il rischio fino ad allora di inserire in portafoglio asset rivelatisi “spazzatura”.

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