A Torre del Greco i curatori fallimentari navigano a vista sul relitto del gruppo marittimo Deiulemar travolto da 860 milioni di debiti e oggetto di dichiarazione di fallimento il 2 Maggio scorso dal Tribunale di Torre Annunziata. In attesa del verdetto definitivo da parte della Corte di Appello di Napoli sulla pronuncia del giudice fallimentare (4 Luglio) contro la quale hanno presentato ricorso gli avvocati della Deiulemar, l’ufficio dei curatori  è già al lavoro per cercare di ricostituire gli attivi della società di navigazione.

Si stima infatti che nelle varie società  in Lussemburgo ci siano circa 350 milioni di euro fra immobili e depositi bancari nascosti. In ballo, dall’altra parte, ci sono 684 milioni di crediti in obbligazioni emesse dalla Deiulemar negli ultimi 10 anni di attività, di cui solo 40 regolarmente autorizzati, e che sono letteralmente andati in fumo a seguito del crac finanziario della società armatoriale mettendo in ginocchio più di 10 mila famiglie di risparmiatori, un migliaio di lavoratori e un’intera città.

 

Obbligazioni Deiulermar: in arrivo una nuova proposta agli obbligazionisti

Dalle carte in possesso ad Antonella De Luca, Vincenzo Masciello e Giorgio Costantino, i tre curatori nominati dal giudice, sta emergendo come i numerosissimi versamenti degli obbligazionisti, talvolta effettuati cash o direttamente sui conti personali degli amministratori, non sono mai transitati nelle casse della Deiulemar finendo di fatto su società diverse con sede legale in Lussemburgo a loro volta controllate da trust i cui beneficiari non sono (ancora) noti, anche se è lecito ipotizzare che i soldi sono o sono stati nella disponibilità personale degli amministratori della compagnia di navigazione. C’è quindi da sbrogliare una matassa ingrovigliata, sulla quale stanno lavorando attivamente i curatori e l’ex procuratore capo Diego Marmo pronto a richiedere rogatorie internazionali per far luce sui tesori nascosti nel Granducato del Lussemburgo e – come riporta la stampa locale – sugli intrecci avvenuti fra la Deiulemar con la società Dimaiolines per risalire a eventuali fatturazioni fraudolente.

Le indagini si stanno infatti concentrando oltre confine dove negli archivi delle società di diritto internazionale riconducibili agli amministratori ci sarebbero dei veri e propri tesori costituiti da patrimoni immobiliari e capitali. Intanto la Deiulemar si è opposta fermamente alla sentenza di fallimento e sembra ora aver approntato un concordato bis più generoso del primo (52% di recovery) da sottoporre ai creditori nell’estremo tentativo di scongiurare il peggio. Anche se il piano resta al momento segreto, secondo indiscrezioni raccolte da Investireoggi, si parla di un recovery di circa due terzi del valore nominale delle obbligazioni, quindi un 66% circa, di cui la parte cash potrebbe arrivare a coprire il 20-22%, mentre il resto sarebbe corrisposto in azioni e bond di nuova emissione, come per la proposta precedente. Un’offerta che comunque potrebbe non soddisferebbe tutti i creditori – commentano alcuni obbligazionisti – anche perché i soldi per il risarcimento pieno ci sono, ma sono stati nascosti all’estero.

 

Navi cargo Deiulemar e tesori nascosti nel Granducato per speculare sul prezzo dei noli

Al momento si sa che 17 delle 20 navi Deiulemar, a partire dal 2009, con l’inizio della crisi del trasporto marittimo, erano state conferite a un’altra società, la Deiulemar Shipping, poi acquistata dalla lussemburghese Poseidon Shipping controllata a sua volta da misteriosi trust esteri. Una lunga filiera di società, quindi, costituita appositamente per far sparire il patrimonio della Deiulemar (400-450 milioni di dollari) avendo gli amministratori fiutato la mal parata. Il tutto mentre a Torre del Greco si continuavano a raccogliere soldi piazzando obbligazioni extrabilancio fra gli investitori ignari di quanto stava accadendo ai piani alti. Ma a che pro? Dalla contabilità finita sotto la lente dei curatori sarebbe venuto fuori che la società si era avventurata in operazioni speculative ad alto rischio scommettendo sul prezzo dei noli che a partire dal 2009 ha cominciato a precipitare a seguito della crisi.

Non è ancora chiaro come tali operazioni fossero autorizzate, ma sembra, in attesa di poter esaminare la documentazione in Lussemburgo, che a garanzia fossero stati conferiti gli assets della Poseidon Shipping, cioè le navi di proprietà della Deiulemar, anche perché un’operazione del genere in Italia non sarebbe stata autorizzata dalle banche e dagli organi di vigilanza, così come non era stata autorizzata l’emissione di obbligazioni per 640 milioni di euro.

 

Fallimento Deiulemar: KPMG e tanti altri sapevano ma nessuno li ha fermati

Ma fra le operazioni sospette, vi è anche l’acquisto nel 2009 di una nave di massima capacità per diversi milioni di dollari, ancora da consegnare, da parte della Poseidon Shipping, in un momento particolarmente delicato in cui il settore era entrato in piena crisi e già un quarto della capacità di tonnellaggio disponibile alla Deiulemar era fermo. Un’operazione sospetta, forse condotta solo sulla carta allo scopo di distratte importanti somme di denaro, ottenute per altro attraverso una linea di credito a valere sulla flotta mercantile, ma che solo l’attento lavoro dei curatori e degli investigatori potrà chiarire in attesa che a Ottobre si svolga la prima udienza fallimentare e per la quale a Settembre sarà possibile per i risparmiatori presentare richiesta di insinuazione al passivo. E già si preannuncia una battaglia legale feroce da parte degli obbligazionisti Deiulemar. L’Adusbef ha infatti intenzione di trascinare in tribunale, non solo gli amministratori della Deiulemar per il loro comportamento fraudolento, ma anche gli organi preposti al controllo e alla vigilanza, quali Consob e Bankitalia, oltre alla società di revisione KPMG che pur essendo a conoscenza delle rilevanti e irregolari operazioni fuori bilancio attraverso l’emissione di obbligazioni, non ha mosso un dito per denunciare l’anomalia. Deiulemar del resto – come dichiarato recentemente dal Ministro Piero Giarda in Parlamento – risulta essere stata sottoposta indagini giudiziarie già nel lontano 2002 per abusivo esercizio dell’attività finanziaria.