Wall Street crolla, ma il debito di Zio Sam va via come il pane. Mai era arrivato a costare così poco per le lunghe scadenze. Addirittura, a inizio settimana, nel clima di panico generale sui mercati tra tonfo del petrolio e timori sul Coronavirus, l’intera curva dei Treasuries è scesa per la prima volta nella storia sotto l’1%. Da allora, i rendimenti americani sono un po’ risaliti, ma restando bassissimi e perlopiù nei pressi dei minimi storici. Il Treasury è di due tipi: quello con cedola fissa, che siamo abituati a monitorare quotidianamente, e l’altro indicizzato all’inflazione.

BTp al collasso, è fuga verso Bund e Treasury

Il Treasury Inflation-Protected Security (TIPS) ha un funzionamento diverso da quello dei titoli di stato europei indicizzati all’inflazione, tra cui i BTp-i. Esso si ispira al cosiddetto “modello canadese” e si contraddistingue per una protezione praticamente perfetta dall’aumento dei prezzi. Le cedole sono fisse, a differenza di quelle variabili dei nostri BTp-i, ma di semestre a semestre vengono calcolate su un valore nominale del bond o “principal”, che varia a seconda dell’indice dei prezzi. E alla scadenza, il capitale verrà rimborsato sulla base dell’inflazione cumulata dalla data di emissione del titolo.

Facciamo un esempio. Compro TIPS a 10 anni con cedola annuale 2% e quando l’indice generale dei prezzi al consumo a cui sono agganciati (CPI) segna 160. Dopo sei mesi, quando dovrà essere corrisposta la prima cedola, il CPI sale a 161, per cui il valore nominale del bond si rivaluta da 1.000 a 1006,25 dollari (1.000 x 161/160). Di conseguenza, la cedola semestrale dell’1% (2%/2) sarà calcolata su un nominale di 1.006,25 e sarà pari a 10,0625. E supponiamo che alla scadenza, l’indice risulti salito a 200. Il valore del titolo rimborsato sarà di 1.250 (1.000 x 200/160). Di conseguenza, non solo avrò ottenuto un capitale intatto in termini reale, ma anche cedole periodicamente rivalutate nei fatti, in quanto calcolate su un valore nominale crescente.

Le aspettative del mercato

Stamattina, il Treasury a 10 anni rendeva in area 0,75%, il corrispondente indicizzato all’inflazione il -0,26%, cioè circa l’1% in meno. Questa differenza sarebbe l’inflazione media annua attesa dal mercato da qui al prossimo decennio. Infatti, se un investitore si aspettasse un’inflazione più alta dell’1%, comprerebbe TIPS, il cui rendimento scenderebbe, aumentando le distanze dal Treasury con cedola fissa. Viceversa, se si aspettasse un’inflazione inferiore all’1%. In quel caso, pretenderebbe dai TIPS rendimenti maggiori per acquistarli. Queste aspettative d’inflazione sulla scadenza a 5 anni risultano le più basse da 11 anni. Il Treasury quinquennale offre lo 0,60%, 71 punti base in più del corrispondente TIP.

E in uno scenario di deflazione? I TIPS garantiscono un “floor” all’investitore, perché il valore nominale del bond non viene ridotto mai sotto la pari, cioè non scenderà sotto 1.000. Questo significa che, ad esempio, se il CPI scende da 160 a 158, segnalando un calo dei prezzi dell’1,3%, la cedola sarà sempre calcolata su 1.000, non su 987,50. Dunque, quale che sia lo scenario, i TIPS offrono maggiori garanzie all’investitore, perché nel caso di prezzi in crescita lo tutelano dalla perdita del potere di acquisto, mentre se questi scendono non intaccano il suo capitale e né le cedole. Ad ogni modo, segnalano in queste settimane un brusco crollo delle aspettative d’inflazione, con il “breakeven” a 5 anni ad essere passato in appena una ventina di giorni dall’1,64% a meno dello 0,70%. Il mercato teme per la tenuta dell’economia mondiale e della stessa americana.

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