Le riforme economiche sotto la presidenza Jair Bolsonaro proseguono dopo l’approvazione di quella “storica” sulle pensioni, che ha richiesto la modifica della Costituzione con annesso iter complesso seguito dal Congresso. I risparmi attesi per i prossimi 10 anni saranno di 800 miliardi di real, qualcosa come circa 200 miliardi di dollari. Gli uomini non potranno andare in pensione prima dei 65 anni, le donne non prima dei 62. Ad oggi, possono uscire dal lavoro rispettivamente a 56 e 53 anni. Innalzati anche i contributi minimi da versare per avere diritto all’assegno.

Secondo le stime ufficiali, grazie alla riforma, il rapporto debito/pil in Brasile scenderà dal 77% attuale al 76% nel 2023; senza di essa, sarebbe esploso a oltre il 102%.

Riforma delle pensioni sul modello cileno, la scommessa di Bolsonaro per cambiare il Brasile

Non è un caso che a beneficiare dell’approvazione dopo decenni di dibattiti e tentativi falliti siano stati i titoli di stato. Il rendimento dei bond a 10 anni è sceso al 6,50%, il minimo di sempre. I biennali si sono portati al 4,72%. A inizio anno, i due titoli offrivano rispettivamente il 9,10% e il 7,35%. Grazie a questi cali, lo stato risparmierà un bel po’ di interessi sul debito da rifinanziare nei prossimi mesi e anni. E di questo avrebbe bisogno la prima economia sudamericana, che lo scorso anno ha speso per interessi il 5,4% del suo pil, per cui il debito è costato mediamente ai contribuenti il 7%.

Il mercato sovrano brasiliano sta beneficiando anche del taglio dei tassi da parte della banca centrale, che ieri li ha abbassati per la terza volta di fila al 5% e ha lasciato intendere che farà lo stesso a dicembre, quando gli analisti si aspettano un Selic al 4,50%. Il governatore Roberto Campos Neto prevede una crescita dei prezzi debole anche per i prossimi mesi. A settembre, l’inflazione è scesa al 2,89%, praticamente poco sopra il limite inferiore del range di tolleranza 2,75%/6,75% fissato per quest’anno.

Dal monitoraggio settimanale condotto dall’istituto tra gli investitori, è emerso che ci si attende una crescita del pil dello 0,9% per quest’anno e del 2% per il 2020. A inizio 2019, le attese erano per il 2,6% e il 2,5% rispettivamente.

Possibile upgrade per debito brasiliano

Il rafforzamento recente del real contro il dollaro (+3% dal board di settembre) contribuisce a rallentare la crescita dei prezzi. Il resto lo sta facendo la fiducia del mercato, specie dopo che lo speaker della Camera, Rodrigo Maia, ha annunciato altre due tappe obbligate per il cammino delle riforme: pubblico impiego, con l’obiettivo di contenerne i costi; tasse, aumentando l’efficienza in fase di raccolta delle imposte, semplificando e razionalizzando il sistema fiscale, a partire dall’IVA federale. Più complicato il processo delle privatizzazioni, con il Senato a frenare le ipotesi ventilate del ministro dell’Economia, Paulo Guedes, l’esponente più liberista del governo.

Rendimenti ai minimi storici anche in Brasile

Sono tutte misure che favorirebbero l’uscita dalla stagnazione del Brasile, iniettando una nuova ventata di fiducia tra le imprese e gli investitori finanziari. Il taglio del deficit in sé dovrebbe sostenere i corsi obbligazionari, innescando quel circolo virtuoso tra risparmi e minori interessi, che negli ultimi anni della presidenza Dilma Rousseff aveva funzionato al contrario, facendo esplodere il disavanzo pubblico fino a oltre il 10% nel 2015, con la conseguenza che il debito sovrano perse il rating “investment grade”. A questo punto, non possiamo escludere upgrade nei prossimi mesi, a partire dall'”outlook”, ad oggi “stabile” per tutte le quattro principali agenzie di valutazione. Gli investitori stranieri detengono appena un ottavo dello stock di debito, la cui durata media relativamente bassa (4,3 anni) consentirà allo stato di mettere a bilancio i risparmi in tempi brevi.

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