Siete a caccia di opportunità di guadagno? Parcheggiando la liquidità in banca sosterrete solo costi, mentre impiegarla sui mercati obbligazionari maturi riceverete scarsissime soddisfazioni, a meno di aprire posizioni speculative e rivendere al raggiungimento dei prezzi desiderati. Sui mercati emergenti, il discorso cambia. Gli emittenti non sono considerati così finanziariamente solidi, siano essi pubblici o privati, per cui sono costretti a offrire agli investitori una remunerazione più elevata per attirarne i capitali.

In genere, proprio per gli alti costi di finanziamento sostenuti, l’indebitamento qui si concentra sul tratto medio-lungo della curva, ma esistono numerose e ghiotte eccezioni.

Una di queste è l’obbligazione emessa da Petrobras, la compagnia petrolifera brasiliana controllata dallo stato. Ha una scadenza lunghissima, cioè nel giugno 2115 e offre cedola annuale del 6,85% (ISIN: US71647NAN93). E’ denominata in dollari USA, per cui rassicura l’investitore sul rischio di cambio, trattandosi di una valuta di riserva mondiale assai solida e percepita sui mercati internazionali come un bene rifugio.

Questo titolo tratta, in termini di prezzo, in area 113. Significa che per acquistarne per 10.000 dollari, ad esempio, bisognerebbe spenderne 11.300. Pensate solo che a marzo, quando le quotazioni del petrolio erano collassate sulle tensioni mondiali relative all’emergenza Covid, la quotazione era sprofondata a soli 78 centesimi. Da allora, quindi, ha registrato un boom del 45%.

Obbligazioni Petrobras, guadagni a doppia cifra in poche settimane e alte cedole

Rischi e opportunità dal bond Petrobras

Non mancano i rischi. Anzitutto, i rating dell’emittente sono bassi: Ba2 per Moody’s, BB- per S&P e Fitch. Dunque, parliamo di un debito classificato come “non investment grade”, in gergo anche noto con il termine “junk” o “spazzatura”, segnalando le medio-alte probabilità di default. In effetti, a fronte dei 18,5 miliardi di dollari di fatturato, Petrobras è risultata oberata da 83,67 miliardi di debiti netti alla fine del 2019.

E pensare che un barile fosse stato venduto mediamente a circa 69 dollari al barile, quando oggi supera di poco i 40 dollari.

Tornando al prezzo, collocandosi sopra la pari, esso infligge una minusvalenza alla scadenza. Per questo, il rendimento scende a poco meno del 6%, al 5,94% secondo la quotazione di ieri. Resta altissimo, se solo pensate che il bond a 100 emesso dall’Austria nel giugno scorso offra appena mezzo punto percentuale, cioè più di 10 volte in meno.

Per un investitore dell’Eurozona, tuttavia, il rischio di cambio resta. Il dollaro dovrebbe deprezzarsi contro l’euro nei prossimi anni e questo implicherebbe che le cedole staccate e/o il capitale ri-acquisito nel caso di rivendita anticipata potrebbero valere meno di oggi, deprimendo il rendimento effettivo. Inutile dirvi che da qui alla scadenza trascorreranno così tanti anni, che non sarebbe immaginabile anche solo ipotizzare una stima sul cambio euro-dollaro per allora.

Per contro, si potrebbe inserire questo titolo in portafoglio a fini speculativi, vale a dire per posizionarsi in vista di una ripresa delle quotazioni petrolifere, la quale sosterrebbe anche quelle delle obbligazioni emesse dal comparto. E poiché la Federal Reserve ha spiegato in settimana che i tassi americani rimarranno azzerati fino almeno al 2023, significa che l’ambiente dei bassi tassi nel mondo renderà ancora più appetibile in futuro questi titoli sui mercati emergenti.

Obbligazioni Petrobras in dollari: cedole sostanziose, ma quali rischi?

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