I tassi d’interesse della Banca Centrale Europea (BCE) con ogni probabilità saliranno fino al 3%. Difficilmente potranno avventurarsi oltre, a meno che le condizioni macro nell’Eurozona lo richiedano e lo consentano. Con l’esplosione dell’inflazione si sono impennati anche i rendimenti obbligazionari. Ma se il T-bond americano offre più del 4%, il Bund di pari durata non arriva al 2,30% in queste ore. E il Bund a 30 anni, la scadenza più lunga emessa dallo stato tedesco, giace sotto il 2,20%.

Di recente, la Germania ha emesso un nuovo Bund a 30 anni con scadenza 15 agosto 2053 e cedola 1,80% (ISIN: DE0001102614).

Una novità dopo che per anni aveva potuto permettersi emissioni trentennali zero coupon, vale a dire sprovviste di cedola. Glielo consentivano i rendimenti negativi lungo l’intera curva delle scadenze fino a pochi mesi fa.

Oggi, il suddetto Bund a 30 anni prezzava a circa 91,50 centesimi. Sarebbe un buon investimento nell’ottica di un futuro calo dei tassi? Prima di rispondere, dobbiamo capire a quale livello di rendimento tenda il trentennale tedesco nel lungo periodo. La situazione degli ultimi 15 anni ci esita circa 1,85%, un po’ meno di oggi, ma neppure così tanto. Se il Bund 2053 dovesse offrire intorno alla sua media storica, la quotazione salirebbe intorno alla pari.

Bund a 30 anni, ipotesi di apprezzamento futuro

In un evento del genere, il Bund a 30 anni ci offrirebbe un guadagno nell’ordine del 10%. Non male, ma forse non giustifica questo tipo di investimento. Ed allora dovremmo riflettere su un altro trentennale tedesco, il primo emesso dalla Germania senza cedola nell’estate del 2019. Scadenza 15 agosto 2050 (ISIN: DE0001102481), nel marzo dello scorso anno raggiunse la quotazione massima di oltre 115. Oggi, vale sui 56 centesimi, praticamente la metà. Anche in questo caso il rendimento si aggira in area 2,10%.

Se questo bond dovesse tendere intorno alla sua media storica, il prezzo risalirebbe di un 10% sopra 60 centesimi.

Anche in questo caso, nulla di eccezionale. Chiaramente, nessuno ci vieta di credere che presto i rendimenti tedeschi tornino ai livelli pre-inflazione. Tuttavia, tra cessati stimoli monetari e prospettive di reflazione duratura in Europa, la scommessa avrebbe il sapore di un azzardo.

Poiché il Bund a 30 anni sarebbe percepito come un “safe asset” nei casi di crisi, se credete che l’Eurozona si avvii verso la recessione e sarà attraversata da tensioni geopolitiche e finanziarie, potreste buttarci un occhio. Essendo la scadenza più lunga della Germania, sarebbe anche la più sensibile alle variazioni dei tassi di mercato. Ma questi strumenti hanno la pecca di essere poco liquidi, tant’è che le istituzioni finanziarie internazionali ne reclamano un’offerta maggiore. Ed è bene tenerne conto all’atto di un ipotetico investimento.

[email protected]