Ci sarà inflazione in Italia e nell’Eurozona nei prossimi anni? Se sì, a quali livelli? Dopo la ridefinizione del target BCE, il mercato guarda con una certa apprensione ai possibili mutamenti della politica monetaria dopo il Covid. I titoli di stato agganciati ai tassi d’inflazione ci consentono di capire fino a quale punto gli obbligazionisti si stiano tutelando. Sul nostro mercato sovrano, BTp Italia e BTp€i sono i bond a cui guardare per carpire le aspettative del mercato.

Iniziamo dal BTp Italia 21 maggio 2026 e cedola reale 0,55% (ISIN: IT0005332835). Perché abbiamo scelto proprio questa scadenza? Cinque anni sono l’orizzonte temporale tipico per le previsioni a medio-lungo termine. Oggi, il titolo si acquista a 105,53, ben sopra la pari. Al netto dell’inflazione, offre un rendimento lordo del -0,57%. Esso si confronta con il rendimento sostanzialmente nullo offerto dal BTp con cedola fissa di pari durata. Ciò ci suggerisce che il tasso d’inflazione atteso dal mercato per i prossimi 5 anni sarebbe proprio qualcosa intorno allo 0,55-0,60% medio.

BTp Italia e confronto con BTp€i

All’inizio di quest’anno, il BTp Italia quotava 102,36 e offriva un rendimento dello 0,11%, circa il doppio del BTp con cedola fissa. Allora, l’inflazione attesa in Italia era leggermente negativa per la media del quinquennio 2021-2026. Nel giro di quasi 7 mesi, quindi, le aspettative d’inflazione si sono surriscaldate, ma restando molto basse e lontane dal target BCE del 2%.

Passiamo adesso al BTp€i 15 settembre 2026 e cedola reale 3,10% (ISIN: IT0004735152). Quotazione a quasi 123 e rendimento lordo del -1,07%. Poiché l’omologo bond con cedola fissa rende intorno allo zero, l’inflazione attesa nell’Eurozona si aggirerebbe poco sopra l’1% per la media dei prossimi 5 anni. All’inizio di quest’anno, il titolo quotava poco sotto 122 e offriva il 0,59%. In quel caso, l’inflazione attesa nell’unione monetaria superava di poco il mezzo punto percentuale.

Qual è la differenza tra BTp Italia e BTp€i? Il primo protegge contro la perdita del potere d’acquisto in Italia, il secondo nell’Eurozona. A conti fatti, nessuno dei due sconta una reflazione significativa, sebbene il BTp€i continua a segnalare livelli più alti per l’Eurozona rispetto a quelli italiani. In sé, la conferma che il mercato creda a una ripresa dell’economia italiana meno dinamica che nel resto dell’Area Euro.

[email protected]