Il prezzo del BTp “Matusalemme” è salito ieri ai nuovi massimi storici. A una quotazione di 135,60, ha offerto un rendimento lordo annuo di appena l’1,50%. Nell’ultimo anno, il bond con scadenza 1 marzo 2067 e cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390) guadagna ben il 30%. Una plusvalenza, che anche al netto dell’aliquota fiscale del 12,50%, avrebbe fruttato comunque circa il 26%.

L’andamento molto positivo è stato il frutto della politica monetaria ultra-espansiva della BCE. Dal marzo scorso, ha varato un nuovo programma di acquisti di assets per complessivi 1.850 miliardi di euro e che durerà almeno fino al marzo dell’anno prossimo.

Insieme alle nuove aste T-Ltro e Peltro, decise per iniettare liquidità alle banche a costi sottozero, sta più che assorbendo le emissioni nette di debito pubblico nell’Eurozona, nonostante queste siano esplose per tamponare il calo del gettito fiscale e finanziare le spese di contrasto alla pandemia.

Il BTp marzo 2067 non era stato, dunque, mai così caro. Ciononostante, risulta ancora oggi relativamente a buon mercato, se raffrontato con il suo omologo spagnolo. Il Bonos con scadenza 20 luglio 2066 e cedola 3,45% (ISIN: ES00000128E2) nell’ultimo anno guadagna meno del 14%, ma bisogna considerare che partiva già da prezzi molto più alti dei nostri, cioè a poco meno di 160. Attualmente, offre lo 0,92%, oltre mezzo punto in meno del BTp 2067. Questo implica un potenziale apprezzamento di almeno un altro 15% per quest’ultimo, qualora dovesse tendere ai livelli di rendimento spagnoli.

BTp marzo 2067: quest’anno cedola effettiva a -0,60%, ma guadagni per oltre il 30%

Scenario rimane positivo per il 2021

Volendo scartare ipotesi come reflazione e tensioni politiche specificatamente concentrate sull’Italia, i rendimenti nostrani dovrebbero non solo mantenersi molto bassi anche per i prossimi mesi, ma verosimilmente proseguire la discesa sul tratto medio-lungo, per intenderci oltre i 7-10 anni. Questo, per la semplice ragione che i nostri BTp offrono ancora rendimenti nettamente positivi a partire da quel tratto di curva, mentre nel resto dell’Eurozona, Grecia esclusa, non è più così da tempo.

Le scadenze ultra-lunghe di Spagna e Portogallo giacciono abbondantemente sotto l’1%, in Germania sostano nettamente sottozero. E il bond austriaco a 100 anni, che spesso prendiamo come riferimento per monitorare l’umore sul mercato obbligazionario nell’area, si limita a un avidissimo 0,35%.

Lo scenario di base che stiamo prendendo in considerazione è quello di un’uscita dall’accomodamento monetario estremo della BCE non prima della metà del prossimo anno. E da qui ad un anno, nessun dibattito realistico sul taglio degli stimoli e/o sul rialzo dei tassi si terrebbe. Anzi, abbiamo appreso dalle parole del governatore spagnolo che l’istituto prenderebbe in considerazione l’ipotesi di sottoporre la curva delle scadenze a controllo, nei fatti ponendo un tetto ai rendimenti “benchmark” e, di riflesso, in tutta l’area. Non ci saranno quasi certamente i guadagni del 2020, ma anche quest’anno il mercato dei bond dell’Eurozona dovrebbe rimanere improntato agli acquisti.

Il BTp 2067 quest’anno ha dimezzato lo spread con la Spagna, ulteriori guadagni ancora possibili

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