Sapete quanti anni ci vorrebbero mediamente per raddoppiare il capitale investito nei BTp? 210! Il calcolo è semplice: la durata media residua dei titoli del nostro debito pubblico è di 7 anni. E venerdì scorso, il rendimento netto del BTp a 7 anni, quello con scadenza settembre 2027, si attestava allo 0,33%. Se oggi come oggi tutto il debito risultasse emesso a questo costo per il Tesoro, spenderemmo qualcosa come 8,5 miliardi all’anno, circa 55 in meno della spesa sostenuta nel 2019.

Da un lato lo stato può sorridere, ma dall’altro l’investitore non sa che pesci pigliare.

Per quanto l’inflazione italiana sia attualmente negativa, appare patetico pensare che rendimenti così bassi riescano anche solo a ripararci dalla perdita del potere di acquisto nei prossimi anni o, addirittura, decenni. Ad ogni modo, sulle scadenze lunghe qualcosa ancora si rimedia. E non stiamo riferendoci solamente ai rendimenti, quanto anche alle prospettive di guadagno a breve e medio termine.

Uno dei bond che abbiamo voluto prendere in considerazione è il BTp marzo 2041 e cedola 1,80% (ISIN: IT0005421703). Nella seduta scorsa, quotava a 108,50. Pertanto, esitava un rendimento netto dell’1,12% e lordo di quasi l’1,20%. La cedola effettiva, cioè rapportata all’esborso sostenuto per l’investimento, ammonterebbe all’1,66% lordo e all’1,45% netto. In ogni caso, resterebbe apprezzabile e potenzialmente in grado di coprire almeno il tasso d’inflazione nel medio-breve termine.

Tenete d’occhio questi tre BTp se credete nel rally sovrano italiano

Verso un apprezzamento a doppia cifra?

Ma l’aspetto più interessante di questo bond risiede nel suo prezzo ancora a buon mercato. Il rendimento risulta di 60 punti base superiore a quello offerto dal ventennale spagnolo. Se le condizioni monetarie continuassero ad essere mantenute costanti o fossero ulteriormente rese più accomodanti dalla BCE, questo spread non avrebbe molta ragione di essere, perché il rischio sovrano italiano nella percezione degli investitori continuerebbe a contrarsi e gli stessi rendimenti spagnoli, come nel resto d’Europa, scivolerebbero a livelli più bassi.

In pratica, il BTp marzo 2041 ha buone probabilità di rendere quanto oggi il Bonos di pari durata. Questo scenario implicherebbe un rialzo della quotazione fino a 120, segnando +10% rispetto ad oggi. Si tratterebbe di una prospettiva non di lungo periodo, bensì destinata eventualmente (pur non con certezza) entro qualche mese, il tempo di verificare le intenzioni della BCE. Entro Natale, Francoforte varerebbe nuovi stimoli monetari, tra l’altro forse potenziando il PEPP.

Questo titolo è stato emesso per la prima volta il 15 settembre scorso e nei fatti è il nuovo “benchmark” a 20 anni. In appena un mese e poco più di vita sul MoT, il suo rendimento è sceso di circa mezzo punto percentuale, mentre la quotazione è cresciuta del 7%. Quanto agli scambi, è passato di mano poco più del 5% del capitale negoziabile, pari a una media di quasi 67.000 euro per contratto, un livello relativamente elevato se si guarda all’insieme dei BTp. E, infatti, gli spread denaro-lettera si mostrano contenuti, a conferma che il titolo sarebbe liquido.

Questo BTp ha fruttato il 10% netto in meno di due anni con la maxi-cedola 8,50%

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