Il Tesoro ha emesso un nuovo titolo ventennale, la scorsa settimana. Lo ha fatto tramite collocamento sindacato, cioè avvalendosi di un consorzio bancario. A fronte di un’offerta di 10 miliardi di euro, il BTp 1 marzo 2041 e cedola 1,80% ha attratto ordini per 84 miliardi da parte di 520 investitori. Quelli esteri si sono accaparrati il 76,9% dell’importo emesso. Come mai questo titolo è andato così a ruba? E’ noto come sul mercato obbligazionario mondiale vi sia grande fame di “yield”. E il nuovo ventennale tricolore è stato prezzato a 99,765 centesimi, esitando un rendimento lordo alla scadenza dell’1,822%.

BTp 2041, un successo oltre le attese, domanda per oltre 84 miliardi

Dovete pensare che sulla medesima scadenza, la Germania offre il -0,25%, cioè infligge agli investitori perdite certe per circa il 5% del capitale da qui alla data del rimborso. E se ritenete che il Bund sia un mondo a sé, date un’occhiata ai Bonos della Spagna. Sui 20 anni, offrono lo 0,85%, circa 100 punti base o 1% all’anno meno dei nostri BTp.

Confronto con il BTp marzo 2040

Rispetto all’altro ventennale, quello che scade in data 1 marzo 2040 e cedola 3,10% (ISIN: IT0005377152), conviene? Ebbene, dovete sapere che questo bond rende oggi l’1,52% lordo, cioè l’1,33% netto. A conti fatti, investendo nel nuovo “benchmark” vi portereste a casa un rendimento extra dello 0,30% all’anno. Ma la vera differenza tra i due titoli non sarebbe neppure questa.

Il BTp 2040 venne emesso per la prima volta nell’estate del 2019, quando i rendimenti erano ben più elevati sul mercato italiano, come segnala l’alta cedola offerta. Oggi, però, lo si acquista a 123,70 sul secondario, cioè dovreste spendere 1.237 euro per ogni 1.000 euro di investimento nominale. Alla scadenza, subireste una minusvalenza del 19,16% (237/1.237), la quale spalmata sui 19,47 anni residui dell’investimento equivarrebbe a un rendimento dello 0,98% più basso.

La stessa cedola, una volta rapportata all’esborso effettivo, scenderebbe al 2,51% lordo, pur restando molto elevata di questi tempi e certamente superiore all’1,80% del BTp 2041.

Tuttavia, ai valori di emissione, quest’ultimo non solo non infliggerà alcuna perdita alla scadenza, ma al contrario esiterà un minimo guadagno, dato che il Tesoro rimborserà a 100 ciò che avreste comprato per 99,765. Otterreste una plusvalenza dello 0,2355%, pari allo 0,01% di rendimento in più all’anno. Nulla di percettibile, ma almeno non ci perdereste.

E se la curva dei rendimenti scende ancora?

La verità è che il Tesoro è dovuto correre ai ripari, emettendo un titolo ventennale meno oneroso sul piano degli interessi passivi annuali da corrispondere, dato il crollo dei rendimenti in così breve tempo. D’altro canto, ha incassato dal collocamento sindacato poco meno dei 10 miliardi di indebitamento nominale, mentre se avesse emesso una nuova tranche del BTp 2040, ai valori odierni avrebbe incassato 2,37 miliardi di euro in più, che magari avrebbe impiegato per rimborsare altri debiti in scadenza, ma – lo ripetiamo – a fronte di un tasso d’interesse più alto per i prossimi 20 anni.

Due BTp 2040 a confronto: la cedola più alta rende di meno?

Poiché nessuno vi obbliga a tenere un bond fino alla scadenza, potreste benissimo acquistare il BTp 2040 per incassare man mano cedole più sostanziose, ma esponendovi al rischio di accusare perdite nel caso di rivendita anticipata. A meno che la curva dei rendimenti italiana non si sgonfi ulteriormente, tendendo ai livelli spagnoli, confortata da un eventuale corso ancora più accomodante della BCE, in assenza di rischi di reflazione e, soprattutto, in presenza di fattori critici per la ripresa veloce delle economie nell’area dopo l’emergenza Covid.

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