L’inflazione fa paura sui mercati finanziari, sebbene i timori più grossi si siano allontanati nelle ultime settimane, specie dopo il ripiegamento del dato di giugno nell’Eurozona. Per capire quali siano le aspettative degli obbligazionisti per il nostro Paese, possiamo indagare l’andamento recente del BTp Italia 2026 (ISIN: IT0005332835).

Questo titolo ha toccato il suo ultimo massimo in data 11 giugno, quando la quotazione sfiorò 106. In quel giorno, il rendimento lordo si attestava al -0,61% e si confrontava con lo 0,05% offerto dal bond del Tesoro con cedola fissa e di pari durata.

Ieri, il BTp Italia 2026 risultava sceso a una quotazione di 105 e offriva, quindi, un rendimento del -0,46%. Nel frattempo, il rendimento del titolo con cedola fissa raddoppiava allo 0,10%.

BTp Italia e le aspettative “fredde” del mercato

Da questo quadro emergerebbe quanto segue: il tasso d’inflazione italiana atteso dal mercato si è ridotto di un decimo di punto, scendendo dallo 0,66% allo 0,56%. Non solo non vi sarebbe alcun allarme inflazione nel Bel Paese, anzi gli obbligazionisti continuerebbero a scontarla fin troppo bassa per i prossimi anni. In effetti, nell’ultimo mese il BTp Italia 2026 ha ceduto lo 0,9%, più del doppio del bond con cedola fissa sul mercato secondario.

In sintesi, non esiste alcuna corsa ai titoli indicizzati per il semplice motivo che, ad oggi, il mercato non crede alla reflazione, almeno non per l’Italia. Indirettamente, il BTp Italia 2026 ci segnala che l’economia nazionale non andrebbe verso una decisa e rapida ripresa post-Covid. Non si spiegherebbe altrimenti perché il mercato dovrebbe valutare così bassa l’inflazione italiana e sotto i livelli europei. Il BTp€i maggio 2026, indicizzato proprio all’inflazione dell’Eurozona, alle attuali quotazioni viaggia a un rendimento del -0,87%, scontando una crescita media annua dei prezzi nell’area di quasi l’1%. Neppure in questo caso parliamo di livelli significativi (il target BCE è del 2%), ma pur sempre maggiori dell’inflazione italiana attesa nel medio-lungo periodo.

Insomma, per il mercato l’Area Euro non farà bene dopo la pandemia e l’Italia ancora meno.

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