Sarà in collocamento tra il 6 e il 9 marzo il BTp Italia con scadenza 14 marzo 2028. Sarà la 19-esima emissione dal 2012, anno in cui questa tipologia di titoli di stato debuttò. Il bond è indicizzato al tasso d’inflazione FOI ex tabacchi dell’ISTAT. Significa che ogni sei mesi l’obbligazionista riceve la rivalutazione di cedola e capitale sulla base delle variazioni registrate dall’indice dei prezzi nel semestre. In caso di calo dell’indice FOI, la rivalutazione non avviene, ma il capitale non è intaccato dalla deflazione.

Dunque, un’assicurazione contro l’inflazione senza assumersi il rischio contrario. Previsto anche un premio fedeltà alla scadenza, in questo caso fissato allo 0,8% del capitale nominale sottoscritto. Sarà corrisposto solamente a coloro che lo avranno prenotato durante il collocamento e mantenuto in portafoglio fino all’ultimo giorno.

Il BTp Italia 2028 sarà emesso in una fase di alta inflazione. A gennaio, pur scesa dai massimi toccati a ottobre e novembre, era ancora al 10%, decisamente superiore all’8,6% medio nell’Area Euro. Dunque, alle famiglie viene offerto uno strumento di protezione contro la perdita del potere di acquisto. Dovremmo aspettarci, in teoria, una corsa alle sottoscrizioni. Se non ora, quando? Tuttavia, la storia anche recente di queste emissioni ci invita all’estrema prudenza. A novembre, il Tesoro raccolse quasi 12 miliardi, di cui circa 7,3 arrivate durante la Fase 1, cioè dal canale retail. Un andamento migliore del giugno precedente, quando in totale furono incassati 9,44 miliardi. Ma non così bene come ci si aspetterebbe con un’inflazione a doppia cifra.

Sul buon esito del collocamento possono influire diversi aspetti. In primis, la fiducia delle famiglie verso uno strumento di così non immediata comprensione. Quando vai a spiegare nei dettagli come e quando cedola e capitale sono rivalutati all’inflazione, molti possibili sottoscrittori storcono il naso. Non ne capiscono appieno le modalità e resistono alla tentazione di investire.

E poi ci sono le aspettative. E’ vero che l’inflazione attualmente sia elevata, ma nei prossimi anni? Se la rivalutazione fosse bassa, ci sarebbe il rischio di incassare cedole da qui alla scadenza in media più basse di quelle staccate dai BTp con cedola fissa.

BTp Italia 2028, numeri successo o flop

Per queste ragioni il BTp Italia 2028 ha un successo tutt’altro che garantito al collocamento di marzo. E quando potremmo definirlo tale? Sappiamo che mediamente questi bond hanno incassato tra 10 e 11 miliardi di euro alla volta, ma con forti differenze tra emissione ed emissione. Ma sarebbe un esercizio sterile fare confronti con i collocamenti di dieci o cinque anni fa. Le condizioni di mercato e macroeconomiche variano di periodo in periodo, per cui il confronto più efficace va posto con le ultime operazioni. Superare il dato di novembre sarebbe già un successo. Non sarà facile raccogliere altri 12 miliardi. E, soprattutto, da quali canali? Il vero successo di questi bond si ha quando a sottoscriverli sono le famiglie. Ciò segnala che sia soddisfatto lo scopo per cui sono nati.

Va detto che il BTp Italia 2028 di prossima emissione avrà una durata più corta di un anno rispetto all’emissione di novembre. E questo, almeno tendenzialmente, aiuterebbe le sottoscrizioni. Le famiglie sono tipicamente interessate al tratto medio-breve della curva. E a maggior ragione accade per un bond indicizzato, visto che per il lungo periodo risulta molto complicato prevedere il trend dell’inflazione. Sotto i 10 miliardi complessivi non sarebbe un gran risultato. E se la raccolta tra le famiglie scendesse significativamente sotto i due precedenti dati del 2022, sarebbe un flop. Paradossale che sembri, quest’ultimo non sarebbe in sé una cattiva notizia. Se in pochi vorranno investire sul nuovo bond, significa che le aspettative d’inflazione sarebbero contenute.

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