Malgrado il riacutizzarsi dello spread a causa della crisi di governo, i rendimenti dei titoli di stato italiani hanno chiuso la scorsa settimana in deciso calo rispetto ai livelli di apertura dell’ottava. Vedremo se si tratta della classica fase di quiete prima la tempesta. Essa arriverebbe con il board BCE di questo giovedì, qualora i mercati rimanessero delusi dello scudo anti-spread varato da Francoforte. Il rally dei nostri bond va avanti dalla metà del mese scorso e coincide proprio con il board d’emergenza della BCE, convocato per rassicurare i mercati sull’intenzione dell’istituto di contenere la frammentazione monetaria nell’Eurozona.

Esso ha riguardato chiaramente anche il BTp green, l’obbligazione di stato “verde” emessa dal Tesoro oltre un anno fa.

Il BTp green ha scadenza 1 aprile 2045 e cedola fissa lorda di 1,50% (ISIN: IT0005438004). Venerdì scorso, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana si acquistava a una quotazione di circa 70,50 centesimi, in rialzo del 15% su base mensile. A tale prezzo corrispondeva un rendimento lordo annuale del 3,47%. Un mese prima, esso stava al 4,62%. Questo significa che chi acquistasse oggi il bond in questione, porterebbe a casa un titolo meno remunerativo dell’1,15% lordo all’anno, cioè del 26% da qui alla scadenza. Tutto questo in appena un mese di tempo.

BTp green 2045, possibile nuovo tonfo

Ricordiamo che il BTp green funziona esattamente come qualsiasi altro titoli di stato con cedola fissa. Il nome deriva dal fatto che il ricavato delle due tranche emesse (13,5 miliardi di euro) sia vincolato (non giuridicamente) al finanziamento di obiettivi di sostenibilità ambientale, indicati dal Ministero di economia e finanza con apposita tabella.

La corsa del BTp green non ha alcunché di eccezionale, rientrando in un trend globale. Non è detto che duri. Un ripiegamento appare probabile tra crisi di governo, rialzo dei tassi e notizie non esaltanti sul fronte dello scudo anti-spread.

Dunque, potrebbe rivelarsi più conveniente entrare sul mercato più in là, a prezzi più bassi di quelli attuali, e chissà se persino ai minimi toccati a giugno. La quotazione era arrivata a scendere a poco sopra 61 centesimi.

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