Agli inizi del 2021 debuttò sul mercato dei titoli di stato italiani il BTp Green 2045 (ISIN: IT0005438004). E’ un titolo di stato i cui proventi finanziano l’abbattimento delle emissioni inquinanti secondo le linee guida fornite dal Ministero di economia e finanze. Non esiste alcun obbligo sul piano formale, ma il rispetto degli impegni presi è questione di credibilità per l’emittente, nello specifico lo stato italiano. Questo bond offre una cedola dell’1,50% lordo all’anno. E’ pochissimo oggi, ma fino a un anno e mezzo fa sembrava persino tanto per una scadenza ultra-ventennale.

Ancora gran parte del mercato obbligazionario europeo esitava rendimenti negativi fino alle medio-lunghe scadenze.

Crollo quotazione da autunno 2021

Lo scenario è mutato repentinamente nel giro di pochissimi mesi. Il boom dell’inflazione nell’Area Euro, ma più in generale in tutto il mondo avanzato, ha fatto esplodere i rendimenti. Parallelamente sono precipitati i prezzi dei bond emessi con cedole basse. Il BTp Green 2045 è stato uno di questi. Se nell’agosto del 2021 trattava ancora sopra la pari, ieri chiudeva a 59 centesimi. Quasi un dimezzamento (virtuale) del capitale investito. Chi avesse acquistato a quei prezzi alti e dovuto rivendere in questi giorni, accuserebbe perdite spaventose.

Borsa Italiana ci segnalava ieri come il rendimento del BTp Green 2045 fosse superiore al 4,50%. Un lettore ci chiede se sia probabile una discesa ulteriore della quotazione a 50 centesimi o persino ben al di sotto di tale soglia. Lo scenario paventato è quello di un andamento negativo per l’economia italiana, tale da fare allargare gli spread. Si esclude solamente l’ipotesi estrema del default. Cerchiamo di rispondere con una riflessione che non ha evidentemente alcuna volontà esaustiva, né tantomeno vuole suggerire possibili mosse a chi investe.

Il BTp Green 2045 è nei fatti un bond della durata poco più che ventennale. Nell’ultimo decennio, il BTp a 20 anni ha offerto in media un rendimento del 2,80%, a premio rispetto al tasso “midswap” di circa 175 punti base o 1,75%.

Al momento, lo spread per questa scadenza si aggira sempre attorno ai 175 punti. Se il differenziale si manterrà costante anche nei prossimi mesi e anni, le probabilità di una brusca discesa del prezzo rispetto alle quotazioni attuali sarebbero basse. E ciò è dovuto al fatto che il tasso “midswap” potrebbe avere toccato il picco. Le scadenze lunghe riflettono perlopiù le aspettative d’inflazione. E l’aumento dei tassi d’interesse della Banca Centrale Europea ha iniziato a “raffreddarle”.

BTp Green 2045, ulteriore discesa con aumento spread

In altre parole, è più probabile che il BTp Green 2045 nei prossimi mesi si stabilizzi, anziché arretrare ulteriormente. Il mercato sembra avere già scontato il raggiungimento dell’apice dei tassi dopo l’estate. Se, invece, il rischio sovrano nel nostro Paese dovesse essere percepito in aumento, gli spread si amplierebbero e, chiaramente, anche nell’ipotesi di tassi di mercato europei invariati i rendimenti italiani salirebbero. Cosa provocherebbe un simile scenario? Rallentamento della crescita economica italiana sotto le previsioni, instabilità politica, eventuali tensioni con la Commissione europea sul PNRR. Infine, nel caso di risalita dell’inflazione nell’Area Euro o di sua persistenza su livelli elevati.

Vogliamo concludere notando che i tassi a lungo termine nell’Area Euro erano persino scesi prima di maggio, in scia ai cali dell’inflazione. La risalita di questa in aprile ha riacceso i fari su prezzi e tassi. Il BTp Green 2045 nelle ultime sedute è leggermente risalito con l’accordo sul tetto del debito negli Stati Uniti. La maggiore propensione al rischio sui mercati sostiene gli asset percepiti meno sicuri come i nostri bond. E più questa propensione dovesse aumentare, maggiore il possibile restringimento degli spread.

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