Le contrattazioni dei BTp quotidianamente esitano aumenti o diminuzioni dei rendimenti su ciascuna scadenza, ma i grandi investitori istituzionali sono soliti operare sul nostro mercato sovrano con acquisti indiretti, speculando al rialzo (“long”) o al ribasso (“short”), attraverso contratti derivati, che nello specifico si chiamano BTp Futures (ISIN: DE000A0ZW3V8) Questo tipo di contratti sui nostri bond sovrani esistevano ben prima che nascesse l’euro e, anzi, proprio con l’avvento della moneta unica erano andati in disuso, fino a quando nel 2009 non sono stati riesumati dall’Eurex, la borsa tedesco-svizzera dedicata al trading di prodotti derivati.

Come mai proprio in quell’anno? Per tutto il primo decennio di vita dell’euro, sui mercati si era diffusa la convinzione che non valesse più la pena operare sui singoli bond dell’area, per cui rimasero come unico riferimento i Bund Futures. Come ogni future, trattasi di un contratto con cui una parte s’impegna ad acquistare a un dato prezzo ed entro una certa data un quantitativo di titoli sottostanti, nel caso specifico BTp per l’appunto.

BTp battuti dai bond “in bolla” della Grecia

Tuttavia, con l’esplosione delle tensioni finanziarie e annesso ampliamento degli spread, fu evidente a tutti che i titoli di stato tedeschi fossero alquanto diversi dai nostri, da quelli spagnoli, etc., per cui il mercato fu come scisso: i Bund Futures rimasero per operare sui bond più affidabili dell’Eurozona (Germania, Olanda, Francia, Austria, Finlandia, etc.), mentre i BTp Futures divennero il riferimento di tutto il Sud Europa, grazie alla elevata liquidità garantita dai relativi scambi, che ne hanno fatto uno strumento preferibile, anziché tradare i Bonos o i titoli lusitani ed ellenici singolarmente.

Come funzionano? Ogni contratto per i BTp Futures ha valore di 100.000 euro, cedola teorica del 6% e l’Eurex accetta negoziazioni a blocchi di 250 contratti alla volta.

In altre parole, non è certo alla portata dell’investitore individuale. Questi strumenti hanno come sottostante BTp denominati in euro con scadenza residua non inferiore agli 8 anni e 6 mesi e non superiori agli 11 anni, che risultino essere stati emessi con scadenze non superiori ai 16 anni e per un controvalore (anche tramite più emissioni) non inferiore ai 5 miliardi di euro. Essi scadono ogni 10 di marzo, giugno, settembre e dicembre, salvo che la data non cada in una festività, per cui eventualmente si rimanderebbe al giorno di negoziazione successivo.

Come funzionano

Il prezzo varia di un valore minimo di 1 tick, dove un tick corrisponde allo 0,01% del contratto. In sostanza, la variazione minima ammessa è di 10 euro. Nei fatti, fare trading con i BTp Futures equivale a scommettere sui BTp a 10 anni. Man mano che ci si avvicina alla scadenza, il prezzo del decennale sottostante tende a salire, perché chi si è impegnato a vendere attraverso il future è obbligato a consegnare i titoli alla controparte, la quale può chiudere la posizione anche un attimo prima, fermo restando che qualcuno alla data indicata dovrà comprarseli. Il prossimo 10 giugno, ad esempio, arriva a scadenza il BTp dicembre 2028, che ha funto da decennale fino a pochi mesi fa. Nell’ultimo mese, questo ha guadagnato di prezzo lo 0,37%, non troppo dissimile dal BTp Future di giugno, che ha messo a segno il +0,56%.

In pratica, se il mercato ritiene che i nostri bond siano destinati ad apprezzarsi, comprano BTp Futures con la scommessa di spuntare un prezzo inferiore a quello di mercato del sottostante alla scadenza, altrimenti vendono. Si consideri che trattasi di un mercato così liquido, che risultano tradati quasi 320.600 contratti in scadenza a giugno e ben 282.800 già per settembre, mentre ancora solo 1 per dicembre. C’è il rovescio della medaglia, però. I nostri bond pagano il prezzo di essere stati riconosciuti come rappresentanti di tutto il Sud Europa, per cui scontano qualsivoglia tensione in questa parte del continente.

In sostanza, se voglio puntare contro la Spagna, vendo BTp. Certo, accade anche il contrario, cioè che i futures beneficino del migliorato sentimento del mercato verso le capitali del Mediterraneo, ma se nel frattempo qualche tensione si concentra sull’Italia, gli investitori vi rifuggono per acquistare direttamente bond spagnoli, portoghesi, etc. Insomma, ad oggi questi derivati non si sono rivelati un grande affare per stabilizzare la volatilità dei nostri BTp.

Il “mistero” dello spread BTp-Bund, schizzato fino a 270 punti senza apparente ragione

[email protected]