Sono passati 7 mesi dal collocamento dell’ultimo BTp Italia in ordine di tempo, 5 e mezzo dal lancio del primo BTp Futura, quest’ultimo un’obbligazione esclusivamente riservata al canale retail. A novembre c’è stato il bis con una seconda emissione, ma stavolta di due anni più corta, cioè in scadenza nel 2028, anziché nel 2030 come a luglio. Quando siamo sostanzialmente agli sgoccioli di questo a dir poco peculiare 2020, possiamo tirare le prime somme. E i risultati non sembrano entusiasmanti.

BTp Italia 2025 a 6% dall’emissione di maggio, forse resta sottovalutato

Partiamo dal BTp Italia maggio 2025 e cedola reale 1,40% (ISIN: IT0005410912).

Dal suo collocamento guadagna quasi il 6%, dato che oggi il titolo si acquista a 105,84. In termini di rendimento, offre lo 0,07%. Praticamente, niente. Il fatto è che il BTp di pari durata e con cedola fissa offre un rendimento persino negativo e inferiore di 16 punti base. Questo significa che il mercato pretende dal BTp Italia un rendimento maggiore, nonostante il titolo protegga dalla perdita del potere di acquisto, per cui la cedola non potrà che eventualmente crescere con l’inflazione. Il fatto che si mostri poco accattivante sarebbe l’evidenza che gli investitori non si aspettino alcuna reflazione nel breve e medio-lungo termine. Anzi, possibilmente scontano uno scenario deflattivo.

BTp sostenuti da BCE e istituzionali

Passiamo al BTp Futura 2028 e cedole step up per un tasso medio ponderato di quasi lo 0,61% (ISIN: IT0005425761). Già scambia a 102, per contro il suo rendimento è sceso sotto lo 0,40%. In questo caso, non c’è alcun aggancio all’inflazione. A chi detiene il titolo sin dal collocamento e fino alla scadenza verrà riconosciuto un premio fedeltà pari al 3% dell’investimento nominale. In teoria, questo aspetto dovrebbe limitare le vendite di chi ha acquistato il bond all’atto della sua emissione, sostenendo i prezzi sul mercato secondario. Invece, anche in questo caso il titolo offre un rendimento di 8 punti base superiore al bond ordinario di pari durata.

BTp Futura novembre 2028, il rendimento scende già allo 0,55%

Il discorso non cambia neppure con l’altro BTp Futura, quello in scadenza nel luglio 2030 e con cedola media ponderata dell’1,2850% (ISIN:IT0005415291). Guadagna quasi il 5% dal collocamento, rendendo per il momento lo 0,75%, circa lo 0,27% in più rispetto al bond ordinario. Dunque, neppure questa tipologia di debito starebbe sfondando sul mercato. Le cedole step up escludono che la BCE possa acquistare tali titoli e forse è questo a fare la differenza in negativo. Del resto, il boom dei titoli di stato italiani è legata esclusivamente ai programmi monetari di Francoforte, tra cui il PEPP, varato subito dopo la diffusione della pandemia in Europa.

Peraltro, il mercato di per sé non gradisce le obbligazioni con cedole crescenti. In definitiva, i piccoli risparmiatori non salveranno i conti pubblici italiani. Senza gli acquisti degli istituzionali e il sostegno della BCE, per i BTp sarebbe impossibile spuntare rendimenti così bassi.

[email protected]