Il BTp Futura avrà durata di 10 anni. Il Tesoro ne ha dato notizia venerdì scorso, aggiungendo che saranno tre le cedole fissate per l’intero periodo, per cui due saranno i “gradini” che consentiranno al tasso di salire attraverso la formula dello “step-up”. In particolare, il primo tasso resterà fisso per i primi 4 anni, il secondo sarà più alto e durerà 3 anni e il terzo sarà più alto ancora per gli ultimi 3 anni. A dire il vero, ci si aspettava più gradini, ma il Tesoro non ha probabilmente potuto azzardare di più per un motivo molto semplice: serve un tasso iniziale già allettante per attirare i risparmiatori e più sono i gradini da scalare e più basso serve che sia la prima cedola.

BTp Futura, il Tesoro svela durata e numero cedole step-up: quello che devi sapere

Uno dei problemi di un bond step-up è che tende ad essere snobbato dai risparmiatori e ad essere maggiormente preso in considerazione dagli investitori istituzionali. Ma i secondi sono stati esclusi del tutto per questo titolo, per cui il successo dell’emissione è affidata interamente al riscontro che il esso avrà tra le famiglie. E non sarà facile attrarre svariati miliardi dopo i 14 di maggio, quando è stato emesso il BTp Italia 2025.

Per essere almeno minimamente allettante, chiaramente il BTp Futura 2030 dovrà offrire almeno lo stesso rendimento del decennale a tasso fisso, che in questi giorni si aggira in area 1,40%. Sappiamo anche che esiste un premio dell’1-3%, dipendente dalla crescita media del pil nominale, che verrà riconosciuto a quanti sottoscriveranno i titoli in fase di collocamento e li terranno fino alla scadenza. Il premio massimo sarebbe cospicuo, ma a parte che risulta difficile immaginare che la crescita economica dell’Italia sia nel prossimo decennio tale da rendere possibile la massima erogazione (a meno che il Tesoro non fissi asticelle volutamente basse), il fatto è che il 3% spalmato su 10 anni equivale allo 0,3% all’anno, tanto di questi tempi, ma non certo un extra per cui valga la pena correre in banca a sottoscrivere il bond.

Un’alternativa tra gli stessi BTp

Tanto più che esistono alternative potenzialmente più redditizie. Una di queste è data dal BTp€i maggio 2030 e cedola 0,40% (ISIN: IT0005387052). Con una quotazione inferiore a 95 centesimi, oggi offre un rendimento dello 0,97%, ma al quale bisognerà aggiungere l’inflazione dell’Eurozona. E’ vero che per i prossimi mesi e anni il mercato abbia aspettative d’inflazione molto basse per l’area, se non negative, ma difficile credere che nell’arco di un decennio la crescita media dei prezzi risulta inferiore all’1%, che corrisponde a circa la metà del target BCE. Si consideri che dal 2010 ad oggi, il tasso medio di crescita dei prezzi al consumo è stato dell’1,30%.

Anche immaginando che il BTp Futura offra un rendimento fisso dell’1,50% e un premio massimo del 3% alla scadenza, basterebbe un’inflazione media dello 0,80% per fare del BTp€i un’alternativa di pari convenienza. Se, per ipotesi, la BCE riuscisse a centrare il target, magari non da qui a qualche anno, il rendimento di questo bond salirebbe al 2,50-3%, un tasso che oggi come oggi viene offerto solo dal tratto ultra-lungo della curva italiana. Chiaramente, può essere che il Tesoro ci stupisca e che il 3 luglio ci comunichi cedole più pesanti di quelle che stiamo supponendo. Eppure, non avrebbe senso dal punto di vista economico. L’Italia non può pensare di attirare risparmiatori offrendo tassi ancora più alti di quelli che già paghiamo, ormai il top sui mercati avanzati, scavalcando anche la Grecia dal tratto medio-lungo in poi.

BTp Futura e Buoni fruttiferi postali, similitudini e differenze per i risparmiatori

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